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Ciuccio sì o no? La domanda non è, forse, tra le più gettonate ma non perché non sia importante quanto perché, spesso, la si ritiene un po’ banale mentre, invece, banale non lo è affatto. 

Quando mi viene posta invito sempre a riflettere su una particolare sfumatura di marketing e replico:

“facci caso, le bambole che si vendono nei negozi di giocattoli quasi sempre hanno il ciuccio in bocca o appeso al collo. Ti sei mai chiesta quanto questa immagine abbia inciso sulla nostra associazione mentale tra ciuccio e neonato e quanto sulle sue implicazioni dirette e indirette?”

Ebbene, in questo articolo intendo parlare del ciuccio, di quali  motivi spingono i genitori ad utilizzarlo o a scegliere di non proporlo e di come fare la scelta giusta qualora si decida di acquistarne uno per il proprio bambino. 

 

Ciuccio e immaginario

E’ innegabile che questo semplice oggetto, piccolo e apparentemente insignificante, si è ritagliato un posto d’onore nelle abitudini quotidiane di genitori e neonati. Nel corso del tempo si è talmente radicato nelle pratiche di cura dei più piccoli, che è diventato simbolo di tenerezza e tranquillità.

Non a caso, infatti, quando durante la gravidanza vediamo attraverso un’ecografia il nostro piccolo succhiarsi il pollice immediatamente associamo quell’immagine al suo benessere. Il legame dunque molto forte e si fonda, tra l’altro, sulla suzione a sua volta agganciata all’idea di nutrimento.

Come nasce il ciuccio?

Ciuccio sì o no?

E’ noto che i bimbi nascono con un innato istinto di suzione che li aiuta a nutrirsi e a sentirsi al sicuro. Per rispondere a tale istinto, da sempre, si è fornito ai neonati qualcosa che permettesse loro di sostituire la suzione del seno materno, come ad esempio un angolo di lenzuolino o una porzione di copertina. 

Da qui, ad un certo punto, nasce l’idea di creare il ciuccio, oggetto appositamente progettato per soddisfare il bisogno di suzione nei momenti di pianto, inquietudine o sconforto. Ai suoi esordi, e parliamo di antica Grecia, 

veniva offerto sotto forma di oggetto in osso o argilla. Nel corso del tempo ha poi mutato forma e sono cambiati i materiali passando per il vetro, l’avorio o l’argento, fino ad arrivare alla scoperta del lattice e del silicono nel secolo scorso. A partire infatti dagli anni ‘30 il ciuccio si è a poco a poco diffuso in Europa, prendendo sempre più la forma che oggi conosciamo e diventando oggetto dei desideri di molti bimbi.

Ciuccio sì o no, quali i parametri per scegliere?

Senza dubbio è bene chiarire che l’introduzione o meno del ciuccio dipende dalla volontà dei genitori. Di norma viene offerto in momenti di particolare irrequietezza o per favorire il sonno del piccolo. I genitori che, invece, scelgono di non utilizzarlo, di norma lo fanno perchè ritengono così di non creare una dipendenza nel bambino e/o di non interferire con l’allattamento al seno. 

In ogni caso i parametri da prendere in esame laddove si decida di utilizzarlo sono: 

  • dimensione e forma: questi due elementi sono fondamentali in quanto il ciuccio non deve mai arrivare a coprire le narici del bambino e deve essere di dimensione adeguata alla sua bocca.
  • Le più comuni scelte di tettarelle sono il silicone, che è meno morbido, più durevole, non trattiene gli odori ed è più facile da pulire; Il lattice o caucciù  invece, essendo più morbido, trattiene gli odori, si rompe più velocemente e può rappresentare un rischio di allergia.
  • modalità di pulizia: il ciuccio deve essere facilmente lavabile e sterilizzabile e non deve presentare tagli o abrasioni all’interno delle quali si potrebbero annidare batteri.  

È importante notare che l’introduzione del ciuccio dovrebbe avvenire solo dopo che l’allattamento al seno è ben avviato, per evitare confusione nel bambino. E’ quindi evidente che la scelta del ciuccio per il bambino deve essere consapevole e ponderata e deve tenere conto di più fattori.

Quando offrire il ciuccio al bambino?

Se si opta per l’impiego del ciuccio è bene conoscere alcune informazioni di base.

In primo luogo è molto difficile che il piccolo accetti l’uso del ciuccio se sta piangendo perché particolarmente affamato. Ciò, però, non è sempre vero nei suoi primi 40 giorni di vita. Questo è, infatti, il momento nel quale l’impiego del ciuccio può creare delle problematiche.

Sappiamo che questa prima finestra di vita è estremamente delicata per la buona riuscita dell’allattamento.

Il seno si calibra e le quantità di latte che produce risentono della frequenza delle richieste di suzione da parte del piccolo. Per questo motivo è estremamente importante favorire una suzione frequente, che vada oltre l’assolvimento dell’appetito.

Il piccolo cercherà il seno per risolvere ogni suo disagio ottenendo un doppio vantaggio: da un lato verrà calmato, dall’altro il seno materno verrà adeguatamente stimolato riuscendo così a produrre le corrette quantità di latte.

L’introduzione del ciuccio in questa delicata fase potrebbe interferire con la montata lattea e la calibrazione del seno e per questi motivi il ciuccio viene definito interferente

Ciuccio sì o no? Cosa ci dice la scienza?

Ciuccio sì o no?Il “Breastfeeding and the Use of Human Milk” aggiornato al 2022 ci illustra chiaramente i motivi per i quali i succhietti possono essere usati durante l’allattamento al seno, a patto che vengano introdotti solo dopo che l’allattamento si sia ben avviato e stabilito. 

Ciò significa che si dovranno prima realizzare alcune condizioni: 

  • un buon equilibrio tra produzione di latte e richiesta del lattante
  • un corretto e costante attacco 
  • un adeguato aumento di peso del neonato come definito dalle curve di crescita normative.

Il tempo necessario per stabilizzare l’allattamento al seno è variabile. Può andare da 2/3 settimane fino a oltre 40 giorni e di questo bisogna tenere conto.

Ciuccio e bambini non allattati al seno

I bambini che non vengono allattati direttamente al seno possono iniziare a usare il ciuccio non appena lo desiderano. E’ importante sapere che, in questi casi, l’impiego del ciuccio può sostituire la suzione non nutritiva al seno.

 

Allattamento al seno e ciuccio sì dopo i 40 giorni di vita

Sebbene diversi studi osservazionali abbiano dimostrato una correlazione tra i succhietti e la riduzione della durata dell’allattamento al seno, una recente revisione Cochrane pare smentirli. 

Lo studio cui si riferisce la revisione pone a confronto l’uso e non del ciuccio in neonati sani a termine che hanno iniziato l’allattamento al seno. Ebbene, si è rilevato che l’uso del ciuccio non ha avuto effetti sui tassi di allattamento al seno parziale o esclusivo a 3 e 4 mesi.

Inoltre, 2 revisioni sistematiche, hanno confermato che il più alto livello di evidenza (cioè, da studi clinici controllati randomizzati) non supporta una relazione avversa tra uso del ciuccio e allattamento al seno, sua durata o sua esclusività.

ATTENZIONE: 

Vi sono indicazioni molto importanti delle quali tenere conto nella scelta tra ciuccio sì o no:  

  • L’uso del ciuccio sembra essere protettivo e ridurre il rischio di SIDS, per questo motivo nelle più recenti raccomandazioni (AAP 2022) si promuove l’utilizzo di quest’ultimo prima dei riposini diurni e notturni.
  • Se il ciuccio dovesse cadere dalla bocca del piccolo durante il sonno non serve riposizionarlo.
  • Non usare catenelle o collanine per appenderlo a vestiti o giocattoli mentre il bambino riposa o dorme. Questo per evitare il rischio di strangolamento.
  • Il ciuccio andrebbe rimosso intorno all’anno di vita. L’utilizzo protratto oltre l’anno di età si associa ad un rischio aumentato di otite media e problematiche legate al corretto sviluppo della cavità orale
  • È assolutamente vietato immergere il ciuccio nel miele (rischio botulismo) o in sostanze dolci o edulcoranti.

E se il piccolo rifiuta il ciuccio?

Abbiamo visto come la scelta tra ciuccio sì o no dipenda in larga misura dai genitori. E’ pur vero, però, che l’ultima parola spetta al piccolo. 

Di fatto, non è così scontato che il neonato desideri il ciuccio. Vi sono alcuni bambini che lo rifiutano ostinatamente nonostante i più disparati tentativi dei genitori. 

Un piccolo stratagemma per far gradire il ciuccio al bambino potrebbe essere quello di scaldarlo sotto l’acqua calda prima di proporlo al termine di una poppata. In questo caso si presume che il piccolo non sia affamato e che il tepore del ciuccio gli ricordi quello del seno materno. 

E’ molto importante non insistere se il bambino continua a rifiutare l’offerta del ciuccio. Molto probabilmente il ciuccio non fa per lui. 

Ogni tentativo non deve durare più di qualche giorno.  Si può ripetere l’offerta a distanza di tempo ma se anche il  secondo tentativo dovesse fallire è bene valutare l’ipotesi di una resa. Il bambino non gradisce il ciuccio ed è inutile insistere. 

In conclusione: 
  • Il ciuccio, se opportunamente scelto e proposto in funzione delle indicazioni scientifiche disponibili, può essere un valido alleato dei nostri piccoli. 
  • Se il bambino non lo gradisce è quasi sempre inutile insistere.
  • Recenti studi indicano una correlazione tra riduzione di rischio di SIDS e impiego del succhietto.
  • I materiali e le forme vanno scelti in funzione della conformazione della bocca del piccolo
  • In generale sarebbe bene interrompere l’impiego del ciuccio dopo il primo anno di vita
  • Tale mancata interruzione si associa ad un rischio aumentato di otite media e problematiche legate al corretto sviluppo della cavità orale
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1 commenti su “Ciuccio sì o no?

  1. Maria Obbedio ha detto:

    Mia figlia fa parte del gruppo “ciuccio no!” Ma pollice si. Come fare?

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