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Il bambino dorme solo in braccio, cosa fare? Questo per molti genitori può essere un vero e proprio mistero. Tutti almeno, una volta, abbiamo provato a metterlo in culla certi che stesse profondamente dormendo e lui subito si è svegliato. Ebbene, non si tratta di questo e nemmeno di un sortilegio fiabesco. C’è una spiegazione scientifica che ci dice perché ciò accade. In questo articolo andiamo dunque alla scoperta del perché ciò accade e cerchiamo di capire come comportarci per affrontare la situazione.

 

Una delle prime scoperte della genitorialità

Con il rientro a casa ti accorgi molto presto che il tuo bambino predilige dormire a contatto. In realtà non si tratta di una vera e propria scelta, quelle, infatti, avverranno più tardi nel corso della sua crescita. Si tratta, invece, di un istinto naturale.

Sentendosi al sicuro tra le braccia accudenti dell’adulto, il piccolo si abbandona spontaneamente al sonno. Naturalmente, non sempre è così ma, nella maggior parte dei casi, lo è. Esistono infatti bambini che si definiscono ad alto contatto in quanto, più di altri, necessitano della prossimità per calmarsi e addormentarsi. Esistono anche quelli che, come da manuale, dormono fin dai primi giorni tranquillamente nella propria culla, ma sono decisamente più rari. Vediamo cosa , tendenzialmente, accade ai primi, ovvero alla maggioranza dei neonati.

Il sonno del bambino secondo una prospettiva scientifica

Nei primi 4 mesi di vita, i neonati si immergono direttamente nella fase di sonno attivo, nota come sonno REM. REM è acronimo di rapid eye movement.  Deriva dal fatto che questa è la fase di sonno in cui normalmente sogniamo e possiamo osservare il movimento oculare del bambino. Durante questa fase i piccoli sono molto più inclini a risvegliarsi. Ciò accade in quanto il bambino passa attraverso cicli di sonno profondo e leggero, creando un equilibrio delicato tra i due stati. Questa peculiarità rende il trasferimento in culla un’impresa delicata che spesso ha bisogno di un po’ di “pratica” affinché avvenga senza intoppi. Se tentiamo di metterlo in culla nella fase di transizione o di sonno di leggero, lui si sveglia appena sente il cambio di posizione.

Quale è il timing perfetto per posare il bambino in culla?

Durante i primi mesi di vita, nei neonati si osserva un rapporto equilibrato tra il sonno attivo e quello tranquillo. Ciò significa che il bambino passa attraverso fasi di sonno profondo e fasi di sonno più leggero con ritmi abbastanza regolari. Questo può aiutare parecchio i genitori che imparino a riconoscere le diverse fasi.

Cosa si può fare?

Un suggerimento pratico per ridurre la probabilità di risvegli?  Aspettare circa 25 minuti dopo che il bambino si è addormentato tra le tue braccia prima di posarlo nella culla. Questo intervallo consente al piccolo di attraversare la fase di sonno più leggero, rendendolo meno suscettibile a risvegli improvvisi. È un modo semplice ma efficace per favorire una transizione più tranquilla dal calore degli abbracci al conforto della culla.

E se il timing perfetto per mio figlio non funzionasse?

Senza dubbio questo potrebbe accadere. Le ragioni possono essere varie, una su tutte è che ogni bambino è un individuo unico- e con unicità reagisce. Questo fa sì che, ad esempio, il piccolo abbia bisogno di più tempo per abituarsi a dormire nella propria culla. In questi casi puoi sfruttare in primo luogo la pazienza ma, soprattutto, la coerenza. Una routine del sonno adeguata e continua ti aiuterà a posarlo nella sua culla senza che si svegli.

Il contatto come bisogno vitale del bambino

Ma perché il piccolo si sente così a proprio agio tra le braccia di chi lo sostiene? Per rispondere a questa domanda, al di là di quanto detto, dobbiamo rifarci anche alla biologia. Il bisogno di contatto del neonato è infatti legato a meccanismi biologici che vanno conosciuti, rispettati e soprattutto sostenuti. Molti studi, anche recenti, ci dicono che l’assenza di contatto fisico (inteso come accudimento emotivo e interazione) sono fondamentali per la crescita del piccolo. 

Cosa sappiamo di questo bisogno?

Molte volte nella mia comunicazione ho spiegato che i neonati (e i loro cervelli) non si nutrono di solo latte, bensì di prossimità fisica, carezze, parole, attenzioni e abbracci. Rispetto ad altri mammiferi, infatti, i cuccioli umani nascono avendo un estremo bisogno di accudimento senza il quale non possono in alcun modo sopravvivere. Naturalmente ciò vale a patto che il piccolo venga adeguatamente nutrito.

Esiste una scala dei bisogni?

In generale, però, nessuno dei suoi diversi bisogni prevale sugli altri. In altre parole, il tuo bambino ha bisogno di contatto fisico per promuovere le proprie abilità psichiche ed emotive, di sonno per fissare le competenze acquisite e recuperare energie e, infine, di stimoli per sviluppare i suoi sensi e le sue capacità. Capisci così che per lui stare in braccio e addormentarsi al caldo del corpo dell’adulto non è un vizio, è una necessità.

IMPORTANTE

Il piccolo che si sente accudito, al sicuro tra le braccia di chi se ne prende cura, prova uno stato di benessere che ne riduce lo stress. Questo benessere, a sua volta, ha effetti sui livelli ormonali che contribuiscono al suo sviluppo emotivo e fisico. Quindi, non sorprende che il bambino cerchi il calore degli abbracci genitoriali durante il sonno.

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In conclusione

  • Il sonno del bambino è un capitolo intricato e unico nella vita di ogni famiglia. 
  • Con una comprensione scientifica e un approccio paziente, è possibile garantire che il piccolo goda di un sonno tranquillo. 
  • Allo stesso tempo promuove un legame affettivo duraturo attraverso il contatto e la cura.
  • Se tuo figlio ha più difficoltà del previsto nel dormire in culla, non temere. Con piccoli stratagemmi e un poco di pazienza la difficoltà si può superare.

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