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Mamme: non vi servono giudizi, vi servono semmai aiuto fattivo, indicazioni, nuove competenze e potenziamento di quelle esistenti.

Le indicazioni sono offerte dalla scienza e dagli specialisti. L’aiuto fattivo ci può essere offerto da chi ci circonda. 

Tutto il resto lo dobbiamo individuare ed elaborare dentro di noi.

In questo percorso, è evidente, non è giustificata l’improvvisa comparsa intorno a noi di innumerevoli saggi, guru e consiglieri che portano in dono giudizi, sentenze e malcelata disapprovazione.

E’ molto più difficile giudicare se stessi che giudicare gli altri

Antoine de Saint-Exupéry – Il piccolo principe

Perché giudicare una mamma piace ancora tanto?

Giudicare un’altra mamma pare essere l’esercizio purificatore delle proprie colpe rispetto ai propri limiti.

Il leitmotiv suona più o meno così: 

Sono stata mamma prima di te, ho sbagliato molto e non ho saputo perdonarmi, accettarmi nella mia imperfezione, ecco perché giudicare te serve a lenire i miei sensi di colpa. Se anche tu sbagli, se posso giudicarti come giudicarono me, se posso salire in cattedra e dispensare pillole di edulcorata disapprovazione, forse, mi sentirò meno sbagliata io. 

La verità è che non funziona affatto così. Non c’è alcun perdono dietro al dito puntato contro un’altra mamma. Non c’è assoluzione, anzi, semmai è il contrario. Nel perpetuare questo insano circolo vizioso non si arriva mai al vero nocciolo della questione. 

La genitorialità è un momento di svolta nella vita di ciascuno, è un’occasione di crescita personale tanto pratica quanto spirituale. 

Dentro la genitorialità ritroviamo spesso le nostre ferite non del tutto curate, ferite che andranno guarite non attraverso la condanna di altri, bensì attraverso l’astensione dal giudizio di merito e lo sguardo saldamente puntato su noi stessi, perché i giudizi, oltre che inutili, possono diventare estremamente dannosi.   

Alle mamme non servono GIUDIZI INUTILI

mamma con bambino in braccio

 

Sono del tutto inutili quei giudizi che non aggiungono nulla alla mamma che li riceve. Sono quelle frasi dette spesso a mezza bocca, con il sorriso sulle labbra e subito fintamente rimangiate per mezzo di altre frasi del tipo: “non lo dico per giudicare, ma per darti supporto” oppure “perdona la mia franchezza, ma lo dico per te e per il bambino”. 

Sono inutili giudizi quelli che suonano così: 

La bambina ha 9 mesi il tuo latte ormai è acqua fresca, il suo  è diventato solo un vizio… 

La bambina ancora non gattona e invece già dovrebbe farlo, è pigra..

La bambina vuole stare sempre in braccio a te, l’hai viziata

Rossella P. tratto da un commento ad un mio post di Instagram

Alle mamme non servono GIUDIZI DANNOSI

Sono del tutto dannosi quei giudizi che intenzionalmente mirano a togliere pace, sicurezza e autostima. 

 

Sei sicura di voler tornare così presto al lavoro? Il bambino ne soffrirà!

Hai smesso di allattare? Dimmi la verità, con me puoi confidarti, lo hai fatto perché il tuo latte non era più buono, vero?

Possibile che in gravidanza tu non prenda tanto peso? Sai che così stai sotto alimentando la tua bambina?

 

Se gravidanza e puerperio sono momenti speciali nella vita di una donna, è vero anche che sono periodi nei quali gli ormoni la fanno da padroni nei loro corpi e nelle loro menti. Screditare una donna in queste fasi equivale a renderla vulnerabile nel momento in cui, fisiologicamente, già lo è. 

Anni fa, una mamma mi raccontò di quando nelle prime settimane di allattamento il suocero le fece scivolare sotto la porta di casa un biglietto in cui scriveva: non avendo smesso di fumare stai assicurando il cancro alla tua creatura!

E’ innegabile che il fumo in allattamento, e non solo, sia dannoso. 

Nessuno si sognerebbe mai di negare una simile evidenza. 

Ma com’è possibile che a qualcuno non venga in mente di offrire supporto ad una neo madre fumatrice e gli venga invece spontaneo fare leva sul più doloroso e spaventoso senso di colpa indotto? 

Il risultato fu che quella mamma smise di allattare.

Come affrontare i giudizi altrui

A causa della debolezza della natura umana si attribuisce, in genere, soverchia importanza a ciò che siamo nell’opinione altrui.

Arthur Schopenhauer – L’arte di ignorare il giudizio degli altri 

Non serve scomodare Schopenhauer per sapere che i giudizi in generale, ma ancora di più quando si diventa genitori, andrebbero lasciati cadere. Vero è che non è così semplice farlo. 

In primo luogo è necessario avere coltivato la propria autostima, quella capace di supportarci nella giungla della supponenza altrui. 

Sapere chi siamo e quanto valiamo non è una cosa da poco e non nasce con noi. Si tratta di un esercizio continuo che va stimolato e sostenuto sin dall’infanzia e che non sempre abbiamo la fortuna di apprendere dai nostri genitori. 

Possiamo, però, sempre rimediare, fino all’ultimo dei nostri giorni siamo potenzialmente in grado di autosostenerci mettendo in campo energie e facendo appello al sostegno di esperti. Mai avere timore di chiedere aiuto. 

In secondo luogo è fondamentale imparare a costruire opinioni proprie rafforzate da informazioni corrette e provenienti da fonti qualificate. 

Se come genitori decidiamo che per il bene nostro e di nostro figlio una particolare scelta è la migliore, deve essere perchè istinto, amore e ragione ci hanno portato a quella scelta. 

Se ci affidiamo ai sentito dire, alle suggestioni del momento e non approfondiamo per farci un’idea corretta della situazione, le nostre decisioni saranno più facilmente preda dei giudizi altrui.

Donald Winnicot e la mamma “sufficientemente buona”

Donald Winnicot, noto psichiatra, psicanalista e pediatra inglese analizzò a lungo la relazione tra madre e lattante elaborando il concetto di “madre sufficientemente buona”. 

Questa mamma è in grado di offrire le giuste attenzioni al suo piccolo in maniera spontanea e sincera.

Non si tratta di una madre perfetta, si tratta al più, di una madre che non esagera nell’offrire attenzioni ma che, nel contempo, non trascura il suo bambino garantendogli, così, uno sviluppo psicologico sano. 

Ripensando alle tesi di Winnicot, mi sono domandata se una madre come questa potrebbe oggi essere esente da giudizi. La risposta, purtroppo, è no, non lo sarebbe nemmeno lei. Qualcuno, infatti, sarebbe capace di dire che fa troppo poco, che non si sacrifica abbastanza (concetto storto quanto anacronistico quello che vede associata la maternità al sacrificio), che in qualche modo manca in qualcosa. 

E’ invece proprio questa la base di partenza affinché ogni mamma possa sentirsi sufficientemente adeguata e buona tanto da poter schivare i giudizi indesiderati ed infruttiferi. 

Non puntare alla perfezione inutile e spesso dannosa, puntare invece ad una imperfezione sufficientemente adeguata perché saldamente fondata sulla consapevolezza di sé. 

Se alle mamme non servono giudizi chi le protegge oltre se stesse?

C’è qualcuno che può proteggere la mamma laddove lei non riuscisse del tutto efficacemente a farlo? 

La domanda non è affatto retorica. Di certo una delle figure deputate a ciò è quella del partner. 

Se nel primo anno di vita del bambino la relazione più stretta è senza dubbio quella con la madre, il padre ha un compito molto importante: la protezione del nucleo.

A lui il compito di intercettare, scremare e riordinare giudizi, consigli e sentenze. 

A lui il compito di proteggere l’integrità del nucleo familiare, di supportare e sostenere la fiducia in se stessa della mamma ricordando a tutti, e in primo luogo a se stesso, quanto naturalmente competente sia la sua compagna. 

Non si tratta di un ruolo marginale, anzi, si tratta del pilastro di questa nuova famiglia che si sta per comporre, o che si è appena composta, e che nessuno meglio di lui potrebbe assolvere.

In conclusione: 

  • Alle mamme non servono giudizi: diamoci fiducia, crediamo in noi stesse e se non ci è facile farlo chiediamo supporto ad un esperto o a qualcuno che possa comunque aiutarci.
  • Formiamoci opinioni nostre sulla base di informazioni corrette, aggiornate e qualificate.
  • Ricordiamo sempre che chi si erge a nostro giudice sta in qualche modo cercando di assolvere se stesso dai propri sbagli. 
  • Impariamo a mettere distanza tra noi e ciò che ci viene rimproverato in maniera più o meno diretta e più o meno filtrata.
  • Difendiamo la nostra integrità e lasciamo che sia il nostro partner ad occuparsi di fare pulizia tra le tante voci che affollano la nostra vita da neomamme.
  • Proteggiamo il nostro spazio di giudizio attraverso l’autostima, che va coltivata sempre ma in modo particolare quando ci affacciamo al lungo viaggio dentro la genitorialità.
  • Allontaniamo le voci del coro, quelle fuori dal coro e quelle stonate rispetto al nostro sentire. 

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