Lo sciopero del poppante è l’improvviso e, apparentemente immotivato, rifiuto del seno da parte del bambino.
Per quanto non così noto, è molto più diffuso di quanto si possa immaginare. Capita addirittura che i genitori, non conoscendo la tematica, si trovino smarriti di fronte a tale eventualità pensando, magari, che il piccolo abbia autonomamente stabilito che è ora di smettere di essere allattato.
Ovviamente così non è ed è quindi importante conoscere le modalità di tale sciopero, le cause e i modi per intervenire.
In questo articolo vedremo quando e perché il bambino smette improvvisamente di succhiare il latte materno, quali sono i rimedi e quali i modi per evitare che ciò avvenga.
Come distinguo lo sciopero del poppante da un fisiologico abbandono del seno
Quante volte mi è stato chiesto come e quando avviene la sospensione fisiologica dell’allattamento e quante volte ho risposto che dipende da bambino a bambino.
Ebbene, se è vero, come è vero, che non possiamo dire quando avverrà l’interruzione spontanea dell’allattamento di un piccolo, possiamo però dire che difficilmente sarà improvvisa.
Questo processo, infatti, se fisiologico richiede parecchie settimane, se non mesi. E’ in genere molto graduale e non si realizza dall’oggi al domani.
Nel caso dello sciopero del poppante, invece, ci troviamo in presenza di un repentino e fulmineo rifiuto del seno. Si tratta di una reazione forte, spesso incomprensibile per i genitori che può portare il piccolo a piangere e a disperarsi se gli viene offerto il seno materno.
Il bambino adotta un comportamento particolare, si gira dall’altra parte, si agita, non si attacca. Se ciò accade nei primi mesi di vita, la mamma oltre che sentirsi smarrita, spesso si preoccupa anche molto.
Abbassiamo l’ansia
Quando in qualità di esperta IBCLC – consulente professionale in allattamento materno – vengo per questo motivo contattata da una mamma, la prima cosa che faccio è tranquillizzarla. La sua ansia, infatti, non solo il più delle volte non trova fondamento se non nel normalissimo smarrimento di una neo mamma ma, addirittura, non fa che peggiorare la situazione. Quasi sempre, infatti, nel ripercorrere gli ultimi accadimenti dei giorni precedenti, emerge che il rifiuto è stato improvviso, netto e definitivo, ovvero, con buona probabilità, sciopero del poppante.
Quali sono le cause dello sciopero del poppante?
Mamma l’altro giorno mi sono tanto spaventato, ho sentito quel rumore forte, forte mentre prendevo il tuo latte, tu sei sobbalzata e tutto dentro di me mi ha lanciato segnali di pericolo. Non mi è piaciuto per niente sentirmi in quel modo, non ho capito più nulla… e se succedesse di nuovo quando provo a prendere il tuo latte? Io per un pochetto smetto eh… se ne riparla più in là!
Potrebbe essere questo uno dei tanti motivi per i quali il bambino fa il suo sciopero. Ma in realtà potrebbero essere molti altri, vediamo quali:
- Il piccolo ha il raffreddore, il nasino chiuso e non riesce a poppare e respirare adeguatamente
- Ha un taglietto in bocca e la poppata diventa difficile e dolorosa
- Le gengive gli fanno male perché sta mettendo i denti
- La mamma ha cambiato sapone, deodorante o profumo e questo lo infastidisce
- La mamma ha introdotto il biberon o il ciuccio e questo lo manda in confusione
- Qualcuno ha sgridato il bambino perché ha morsicato la mamma mentre poppava (questo capita talvolta quando il piccolo ha già i dentini e non si regola bene con la suzione, oppure vuole provocare la reazione della mamma)
- Il cane in casa, solitamente mansueto, ha abbaiato insolitamente forte e il piccolo si è spaventato
- La mamma è particolarmente sotto stress e in qualche modo il bambino lo avverte
- E’ stata introdotta una nuova baby sitter o è iniziato il nido e il piccolo è disorientato
Come è facile intuire, i motivi possono essere davvero i più svariati e talvolta non è nemmeno possibile risalire alla reale causa scatenante anche perché potrebbe essere un insieme di situazioni a determinare lo sciopero. E’ evidente che sarebbe meglio scoprire la causa per evitare che si ripeta.
Se è sciopero del lattante, dura poco
La buona notizia, però, è che di solito lo sciopero del poppante dura pochi giorni, da due a quattro in media, dopo di che si risolve.
Ciò che è davvero molto importante in questi casi, è che la mamma mantenga la calma, consulti uno specialista se ne sente la necessità o se ritiene ci possa essere una causa fisica che impedisce al suo bambino di poppare e valuti il da farsi.
Si tratta, in fondo, di un’associazione che il bambino fa tra allattamento e disagio e, lavorando sul ripristino dell’equilibrio interrotto, si arriva presto alla soluzione.
Come reagire allo sciopero del poppante
Quando mio figlio ha smesso di attaccarsi al seno ho temuto di non avere più latte. Riflettendo, però, mi sono accorta che il latte non lo avevo perso e che, quindi, doveva esserci un’altra spiegazione. Ammetto che nel cercarla mi sono sentita molto in colpa, dovevo aver sbagliato qualcosa, forse mi stavo troppo distraendo da lui durante il giorno o forse si era accorto che stavo per tornare al lavoro ed ero nervosa… in ogni caso mi sentivo a disagio fino a che non ho consultato te, Alessandra, che mi hai aiutata a individuare la vera causa, ovvero il fatto che Giacomo, durante l’ultima poppata, mia aveva involontariamente morsa ed io avevo reagito con un grido di dolore improvviso. In questo modo lo avevo spaventato e, dal suo punto di vista, lui si era sentito perfino in colpa. Chiarita la causa e spiegato a Giacomo che non ero affatto arrabbiata con lui e, soprattutto, che lui non aveva fatto nulla di male lui è tornato ad attaccarsi tranquillamente. All’inizio ho dovuto pazientare e coccolarlo più del solito ma nel giro di poco tutto è rientrato nella norma. Grazie!
Elisa T.
Il racconto di questa mamma è già di per sé una delle risposte alla domanda.
Prima reazione: la calma!
Stabilita la causa (o non stabilita laddove proprio sia impossibile risalirvi), è fondamentale ricreare una condizione favorevole all’allattamento.
Solitamente consiglio alle mamme di ritagliarsi del tempo di qualità con il bambino, coccolarlo, fargli sentire la propria presenza fisica ed affettiva. Se il bambino è sufficientemente grande (già intorno ai 10/12 mesi lo è) gli si può parlare spiegando con parole semplici e toni pacati che va tutto bene, che non c’è nulla di cui avere timore.
Fidiamoci dei nostri cuccioli, diamo loro il tempo e anche il modo di esprimere i propri sentimenti. All’inizio hanno un solo strumento comunicativo, il pianto, ma allenati ad essere ascoltati, accolti e accuditi, apprenderanno presto ad utilizzare altre modalità comunicative che non faranno che stupirci giorno dopo giorno.
Cosa fare quando il bambino rifiuta improvvisamente di attaccarsi al seno
Abbiamo visto che la calma deve essere la nostra prima risposta.
Non è colpa nostra. Se qualcosa è accaduto si può rimediare. Il nostro latte non è improvvisamente diventato cattivo quindi diamo il via ad una strategia che ci porti a breve al ritorno alla normalità.
In primo luogo occupiamoci del nostro seno e del nostro latte.
Sappiamo bene che la nostra produzione di latte varia al variare della richiesta.
Nel caso in cui il piccolo non si voglia attaccare per qualche giorno, bisognerà procedere alla spremitura manuale o tiralatte per garantire una fornitura e una frequenza di latte adeguate in attesa che il bambino torni ad attaccarsi.
Se non lo facciamo rischiamo che si creino dei disequilibri a danno della salute del nostro seno.
Nel frattempo è importante continuare a stimolare il bambino ad attaccarsi al seno senza, però, mai forzarlo.
Un piccolo trucco
Uno stratagemma che funziona sempre, anche con i più piccini, è dire loro, con tono amorevole, che va tutto bene, che non ci sono pericoli e che se ci riprova si sentirà al sicuro.
Il richiamo del seno è talmente forte e ancestrale che contribuirà lui stesso a rimettere in moto il ritmo interrotto.
Se il tema dell’allattamento vi interessa vi suggerisco questo mio corso dove troverete tutte le informazioni aggiornate di cui avete bisogno. Se invece amate leggere continuate con la lettura degli altri articoli al riguardo.
Bibliografia:
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