La diastasi addominale è una delle possibili conseguenze della gravidanza. Si verifica quando si distanziano tra loro i muscoli retti dell’addome e tale distanza permane anche dopo mesi dal parto. Nella maggior parte dei casi è una condizione transitoria che si risolve spontaneamente. Talvolta, invece, permane e va quindi trattata.
La diastasi addominale: cosa è?
Quando in gravidanza l’utero inizia ad ingrandirsi sensibilmente, deve farsi largo tra due fasce muscolari situate lungo l’addome, noti come retti addominali.
Immaginate due lunghe fasce muscolari che si estendono per l’intera lunghezza dell’addome. Quando l’utero si allarga, le due fasce si distanziano per poi tornare nella loro posizione originaria dopo il parto. Tale processo è del tutto normale e fisiologico e, qualora si presenti, differisce da donna a donna. In esso, infatti, concorrono la predisposizione, i livelli ormonali e la salute posturale che agiscono sul ritorno alla normalità nel post parto. Se, per qualche ragione, ciò non accade e la diastasi addominale non regredisce, si possono avere varie conseguenze che vanno dal problema estetico al disturbo clinico.
Per capire meglio di cosa si tratta, provate ad immaginare il vostro addome come una casa. Il pavimento pelvico è il suolo, il diaframma è il tetto e le fasce addominali sono le pareti. Se le pareti si fessurano è inevitabile che ne risenta l’intera struttura.
IMPORTANTE
In questo articolo parliamo di diastasi addominale post partum ma dobbiamo sottolineare che il problema può presentarsi anche per cause diverse dalla gravidanza. Tra queste ci possono essere un’eccessiva magrezza abbinata ad un’intensa attività fisica, oppure una tosse cronica che stimoli senza sosta le pareti addominali. In ogni caso per una diagnosi corretta di diastasi addominale è indispensabile una consulenza medica appropriata.
La diastasi addominale in numeri
Secondo i più recenti studi si stima che soffrano di diastasi addominale dal 35% al 60% delle donne in gravidanza. A sei mesi dal parto la diastasi addominale permane in una percentuale di donne che va dal 30% al 45%. A dodici mesi dal parto la percentuale si riduce notevolmente, ma resta pur sempre significativa in quanto riguarda dal 20% al 30% circa delle mamme.
Quali sono i sintomi di diastasi addominale
Partiamo dal presupposto che, come anticipato, la diastasi addominale non è detto si presenti in gravidanza o che permanga a distanza di mesi dal parto. Molto dipende dalle caratteristiche di ogni singola donna, dalle sue condizioni fisiche, dai livelli ormonali e dallo stile di vita. Anche una buona prevenzione può aiutare ad evitare o comunque contenere il problema. Laddove, però, il disturbo permanesse ad oltre un anno di distanza dal parto, diventa importante la diagnosi esatta del problema.
E’ opportuno, quindi, conoscere i sintomi di una diastasi addominale, tra i più comuni troviamo:
- gonfiore addominale
- ombelico sporgente o che tende a sporgere
- cresta o “pinna” che si forma dallo sterno all’ombelico (linea alba)
- dolori lombosacrali
- disfunzioni urinarie
- problemi digestivi
- disturbi intestinali
- instabilità del bacino
- difficoltà a sollevare i pesi
IMPORTANTE
In questi casi è importante rivolgersi al proprio medico che valuterà se procedere con esami diagnostici specifici quali ecografia della parete addominale o risonanza magnetica.
Se il problema è risolvibile attraverso un programma di riabilitazione, è molto importante scegliere accuratamente lo specialista che si occuperà del caso. Questo perché un programma riabilitativo va modulato nel tempo in funzione di molti fattori e non può quindi essere uguale per tutti.
Se la riabilitazione non basta?
Esiste una piccola percentuale di casi nei quali il percorso riabilitativo non basta a risolvere il problema. Parliamo di casi di diastasi addominale importanti, che arrivano perfino a generare ernie ombelicali o epigastriche. La soluzione, a quel punto, diventa chirurgica e va attentamente valutata con lo specialista.
Linee guida
A questo proposito è importante sottolineare che solo recentemente sono apparse le prime linee guida per il trattamento della diastasi addominale. Siamo, infatti, nel 2020 quando lo European e l’American Hernia Society (rispettivamente EHS e AHS) iniziano a identificare un approccio clinico al problema. Questo passaggio è di estrema importanza. Fino a quel momento, infatti, la diastasi addominale era il più delle volte considerata un problema di carattere estetico e, come tale, non veniva preso in carico dalla medicina ospedaliera. L’anno successivo, 2021, viene presentato uno studio epidemiologico condotto su circa 5000 pazienti e il problema emerge in tutta la sua importanza e diffusione.
Perché è importante parlare di diastasi addominale
Per molto tempo si è sottovalutato il problema generando molta frustrazione nelle donne che ne erano affette. Ancora oggi, nonostante l’attenzione sia stata posta sul tema, se ne parla ancora troppo poco. Basti pensare che non in tutte le Regioni ci si può rivolgere al Servizio Sanitario Nazionale per curarsi e comunque si viene assistite solo in caso di diastasi a partire da almeno 3 cm di larghezza e in presenza di ernia (dati e informazioni si possono trovare sul sito dell’Associazione Diastasi ODV). Quando invece il problema non è così invasivo ma comunque resta invalidante è facile che ci si debba rivolgere a specialisti privati dovendo quindi sostenere interamente i relativi costi.
Basta silenzio
Portare alla luce questo disturbo significa per molte donne emergere dal silenzio, ed essere ascoltate e prese in carico. Un addome sporgente dopo un parto è considerato molto spesso fisiologico. Un addome che, a distanza di oltre un anno, non torna alla sua precedente forma è considerato una conseguenza cui la donna deve rassegnarsi, un po’ come se le si dicesse: mi spiace ma è capitato a te!
Invece no, non è un sorteggio della fortuna, non è un qualcosa cui devi rassegnarti in quanto mamma. Ancora una volta siamo di fronte all’idea che maternità significhi sacrificio fino ad essere disposte a perdere noi stesse in favore del privilegio di avere potuto mettere al mondo un figlio.
Diritto alle cure
Al di là dei casi più gravi, è importante che la donna che ne soffre venga riconosciuta come paziente, anche se il disturbo è contenuto.
Il diritto alla cura della diastasi addominale in ogni sua manifestazione va sostenuto. Questo, in primo luogo, perché il problema fisico potrebbe peggiorare se non trattato ma anche per il diritto ad una buona qualità della vita.
Non possiamo più accettare che una volta mamme le donne perdano lo status di donne che desiderano piacersi e piacere, che reclamano il diritto alla salute anche se si tratta di disturbi minori o considerati tali.
In Italia se ne parla ancora troppo poco, i centri che trattano questo disturbo non sono molti e ciascuno offre le proprie cure a condizioni specifiche. E’ importante che le donne sappiano dove potersi curare, in quali casi e soprattutto come prevenire e curare la diastasi addominale. La corretta informazione e la prevenzione sono, come sempre, i nostri migliori alleati.
Bibliografia
Corso consigliato:
Corso
Recupero del Pavimento Pelvico
Ecco gli esercizi utili dalle 6 settimane dopo il parto, naturale o cesareo per prevenire e contrastare i sintomi della debolezza pelvica.