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Quando iniziare lo svezzamento? Questa domanda mi è stata posta migliaia di volte non solo perché riflette un tema dibattuto ma anche perché spesso in rete incontra le più singolari risposte. L’argomento, infatti, è più delicato di quanto si possa immaginare. 

Per rispondere è necessario poter disporre di informazioni corrette e scientificamente provate per non affidarsi  al passaparola. Un corretto svezzamento risponde, infatti, ragioni organiche che non possono essere sottovalutate o misconosciute.

In questo articolo vediamo cosa si intende per svezzamento e quando è opportuno iniziare.

Cosa si intende per svezzamento?

Di norma, questa espressione viene impiegata per descrivere il passaggio dall’alimentazione a base di latte a quella a base di cibi solidi. Il termine, però, include un erronea interpretazione già dal punto di vista etimologico. 

Svezzare, infatti, deriva dal latino ex-vezare che, tradotto, significa togliere il vizio. In questo senso, sembra sottintendere che il seno materno sia un vizio e non una necessità fisiologica e non solo, come in realtà è. Alla base, dunque, ci sarebbe un equivoco ormai dimostrato tale dalla scienza e dalla medicina. Vediamo, allora, quale è il termine corretto da utilizzare e cosa significa esattamente. 

Svezzamento o alimentazione complementare?

Queste due parole non esprimono il medesimo concetto. Forse potrebbe sembrare una sottigliezza linguistica ma, in verità, non lo è affatto. Se un tempo il termine svezzamento indicava il momento in cui il bambino passava da un’alimentazione liquida a una solida, oggi la questione è stata approfondita.

La scienza e la ricerca hanno fatto grandi passi avanti e ormai il termine svezzamento è stato sostituito da alimentazione complementare. Questa espressione chiarisce che l’introduzione di cibi solidi è complementare, appunto, al latte (materno o artificiale) e non lo sostituisce totalmente. Questa è dunque la terminologia corretta, che specifica che l’alimentazione solida complementare si affianca all’alimentazione esclusivamente a base di latte, ovvero all’allattamento. i cibi solidi, infatti aggiungono nutrienti al latte che continua a essere necessario fino, e volendo anche oltre, i due anni di vita del bambino.

Quando iniziare lo svezzamento?

quando iniziare lo svezzamento?L’Organizzazione Mondiale della Sanità determina l’inizio ottimale dello svezzamento a partire dal sesto mese, ovvero raggiunti i 180 giorni di vita del bambino. Iniziare prima di quel momento non solo non è necessario ma non è nemmeno utile. Addirittura, iniziare prima del quarto mese di vita del bambino potrebbe essere pericoloso per la sua crescita e per la sua salute. 

In definitiva l’introduzione dell’alimentazione complementare non dovrebbe comunque mai iniziare prima dei 4 mesi e non dovrebbe essere ritardata oltre il sesto mese di vita compiuto (ESPGHAN).

Come sappiamo il latte materno è considerato l’alimento più adatto e completo per il piccolo. Variando la propria composizione nel tempo, ad un certo punto (in genere al sesto mese di vita) è necessario che venga integrato. 

Perché non iniziare prima del tempo?

Talvolta capita che per svariate ragioni l’alimentazione complementare venga introdotta prima del tempo. E’ facile comprendere che se si parla di una manciata di giorni prima non si va incontro a problemi seri ma se iniziamo a parlare di settimane o mesi la cosa si complica.

In questo senso è la fisiologia del neonato a darci le risposte che cerchiamo, spiegandoci quali possono essere i rischi.

Quali sono i requisiti per dare il via all’alimentazione complementare?

In primo luogo il bambino deve avere raggiunto un adeguato sviluppo fisico e muscolare. 

Deve quindi essere in grado di stare seduto avendo un buon controllo di testa e collo. Deve inoltre mostrare interesse per il cibo, cercando di afferrarlo per giocarci o per portarlo alla bocca. 

Anche il suo riflesso di estrusione deve essersi attenuato, ovvero, l’istinto di spingere in fuori la lingua quando porta qualcosa alla bocca non deve più essere predominante. 

Perché non iniziare prima del tempo?

I rischi di uno svezzamento troppo precoce (prima del quarto mese) riguardano la salute del bambino, vediamo perché.

    • Apparato digerente immaturo: il sistema gastrointestinale matura nel tempo e inizialmente non è pronto a digerire e assorbire nutrienti diversi dal latte materno o dalla formula. Con l’introduzione precoce di alimenti si possono avere problemi digestivi come diarrea, costipazione e coliche.
    • Coordinazione imperfetta: i bambini molto piccoli non hanno ancora sviluppato la coordinazione necessaria per masticare e deglutire cibi solidi in modo sicuro. La masticazione e la deglutizione richiedono una certa coordinazione muscolare e maturità, che generalmente si sviluppano dopo i 6 mesi.
    • Toglie spazio nello stomaco per il latte: stabilito che il latte è l’alimento corretto per i più piccoli in quanto fornisce tutti i nutrienti di cui hanno bisogno, occupare parte dello stomaco con altri cibi diminuisce lo spazio destinato al latte rendendo carente l’apporto nutrizionale.
  • Potenziali infezioni: L’apparato digerente immaturo può essere più vulnerabile a infezioni e germi presenti negli alimenti solidi. L’introduzione prematura di cibi solidi può quindi aumentare il rischio di infezioni gastrointestinali e altre malattie.

Conclusioni

Il momento giusto per iniziare lo svezzamento è dopo sei mesi, come raccomandato dall’OMS. In questa fase, il bambino è generalmente pronto a livello fisico e digestivo per affrontare il passaggio dai liquidi ai solidi in modo sicuro come spiego in questo corso.

Anticipare questa fase non solo può essere inutile, ma può anche sottrarre spazio nel piccolo stomaco del bambino al latte, che rimane il nutrimento più completo e adatto. La prudenza è essenziale. 

Attendere fino ai sei mesi garantisce una transizione più sicura e per la salute e il benessere del bambino. 

L’alimentazione complementare, come raccomandata dall’OMS, fornisce dunque una guida chiara per garantire che il bambino riceva una dieta equilibrata e adeguata alle sue esigenze di crescita.

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