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Perché alcuni neonati dormono meno di altri? Capire il sonno dei neonati nei primi mesi di vita serve a fare pace con la realtà e, talvolta, con noi stessi.

C’è qualcosa di profondamente frustrante quando, dopo giornate sfiancanti, il tuo neonato si sveglia per la quarta volta prima dell’alba, mentre quello della tua amica “dorme tutta la notte” già da settimane. Ti chiedi se stai sbagliando qualcosa. Ti chiedi se sia colpa tua.

Ma la verità – quella che spesso non viene detta con chiarezza – è che il sonno nei primi mesi non è una conquista educativa, ma una questione complessa, influenzata da fattori fisiologici, neurologici, ambientali e temperamentali.
Non esiste un modello ideale, né un traguardo da raggiungere: esiste la realtà del tuo bambino, e il modo in cui la vivi tu.

Quali sono i più comuni temi legati al sonno dei neonati?

Se ti stai chiedendo quando il mio bambino dormirà tutta la notte?, questo articolo ti aiuterà a comprendere le ragioni dietro i suoi risvegli frequenti che dettano il ritmo unico del tuo bimbo.

In primo luogo è importante comprendere cosa succede nel cervello dei neonati mentre dormono (o non dormono). Bisogna poi capire perché alcuni bambini sono più sensibili di altri, e come l’ambiente può sostenere (o ostacolare) il riposo. Infine, molto importante, è scoprire come trovare un equilibrio che rispetti la fisiologia del bambino e il tuo sentire.

Il cervello immaturo e il ritmo irregolare

Per comprendere perché alcuni neonati dormono meno, bisogna accettare una verità spesso ignorata: nei primi mesi di vita, il cervello non è ancora pronto a dormire “come un adulto”.

In questa fase, infatti, il ritmo sonno-veglia è guidato non da abitudini, ma dallo sviluppo graduale del sistema neurologico.


Il cosiddetto “orologio interno” – “inner clock”, ovvero, il nucleo soprachiasmatico – è ancora acerbo, e i cicli del sonno sono brevi, frammentati, orientati più alla sopravvivenza che al riposo notturno.

  • Fino ai 3 mesi, il sonno attivo (quello in cui si sogna) è predominante, e i risvegli frequenti servono per alimentarsi, ma anche per attivare il cervello in crescita.
  • Tra i 4 e i 6 mesi, comincia a stabilizzarsi la produzione di melatonina, ma con grandi variazioni individuali.

Sfatiamo fin da subito un mito ancora oggi troppo diffuso:
“Se lo lasci piangere e lo abitui da subito, impara a dormire” 

Questa affermazione è falsa. Soprattutto nei primi 6 mesi, i risvegli non sono capricci né abitudini scorrette, ma risposte biologiche. E non dipendono da te come non dipendono da un’abitudine acquisibile dal piccolo.

Accogliere questi risvegli come parte del normale sviluppo neurologico, e non come un errore da correggere, è il primo passo per costruire un rapporto sereno con il sonno per te e per il tuo bambino.

Ogni bambino è diverso: il ruolo del temperamento

Quando si parla di sonno infantile, non esiste una formula valida per tutti. Ogni bambino arriva al mondo con un temperamento unico, che influenza profondamente il modo in cui dorme, si calma e affronta i cambiamenti.

Alcuni bambini sembrano nati per dormire. Altri, invece, sembrano cogliere ogni stimolo, ogni cambiamento, ogni presenza che si sposta nella stanza.

Questo ha a che fare con il temperamento: una predisposizione innata, non un carattere “educato male”.
Ci sono neonati più adattabili e altri più sensibili, che faticano ad autoregolarsi e hanno bisogno di più contenimento, più contatto, più tempo.

  • Alcuni bambini si calmano facilmente e si addormentano da soli.
  • Altri vivono ogni passaggio come una tempesta. Non è colpa loro. Né tua.

Il contatto pelle a pelle, ad esempio, ha un effetto misurabile sul cortisolo (l’ormone dello stress) e questo può rendere il sonno più profondo, più sicuro.
Un ambiente sereno, con luci basse e rumori attutiti, può fare la differenza per un neonato più reattivo.

Riconoscere e accogliere queste differenze non significa arrendersi, ma offrire risposte più efficaci, più dolci e più rispettose del bambino che hai davanti — non di un modello ideale.

L’ambiente come alleato: luce, routine, alimentazione

Anche se non possiamo “insegnare” a dormire a un neonato, possiamo creare le condizioni migliori perché il suo corpo impari gradualmente a farlo. Luce, alimentazione e routine quotidiane sono alleati preziosi nel sostenere questo processo.

Per questo il contesto in cui un neonato vive può sostenere o disturbare i suoi ritmi naturali, spiegando in parte perché alcuni neonati dormono meno di altri.

La luce naturale di giorno aiuta a regolare il ritmo circadiano. Esporre il neonato alla luce naturale durante le ore diurne, soprattutto al mattino, aiuta a regolare il suo orologio interno che coordina sonno e veglia. Anche brevi passeggiate all’aperto o il semplice stare vicino a una finestra luminosa possono facilitare questa sincronizzazione.

Le luci artificiali di sera possono inibire la produzione di melatonina. L’esposizione a luci artificiali intense nelle ore serali, in particolare a quelle fredde e bluastre (come quelle di tablet, televisori o lampade a LED), può inibire la produzione naturale di melatonina, l’ormone che favorisce il sonno. Per questo è utile abbassare le luci e creare un’atmosfera soffusa già a partire dal tardo pomeriggio.

L’allattamento, poi, è un altro fattore chiave. Il latte materno, infatti, è altamente digeribile questo porta a risvegli più frequenti, ma è anche protettivo contro la SIDS.

Quindi sì, i risvegli sono fisiologici, e non devono essere “corretti” a tutti i costi. Per sostenere il sonno, una routine serale dolce e prevedibile (un bagnetto, una canzone, una luce tenue) non forza il sonno, ma aiuta il corpo e la mente a prepararsi.

Con piccoli gesti costanti e un ambiente pensato per rassicurare, è possibile accompagnare delicatamente il neonato verso un sonno più stabile, senza forzature né aspettative irrealistiche.

Strategie per accompagnare il sonno, senza forzature

Quando si tratta di sonno infantile, abbiamo visto che non esistono scorciatoie valide per tutti. Esistono gesti quotidiani, semplici ma potenti, che possono accompagnare il tuo bambino verso un riposo più sereno, nel rispetto dei suoi tempi. La comprensione di ciò aiuta tutta la famiglia nella gestione del sonno del neonato, dunque:  

  • Accetta che i risvegli nei primi 12 mesi e anche oltre sono normali, non un segnale di fallimento.
  • Crea uno spazio confortevole e coerente: buio, silenzioso, magari con un rumore bianco di sottofondo.
  • Sii il contenimento che serve: fascia, marsupio, braccia. Non è viziare: è rispondere al bisogno di sicurezza.

Evita metodi di “estinzione del pianto” nei primi mesi: non sono in linea con le raccomandazioni pediatriche.
Evita di fare confronti con altri neonati: ogni bambino ha tempi e bisogni diversi, e ogni madre ha una soggettività da onorare.

Conoscere il funzionamento del sonno nei primi mesi e adottare strategie rispettose e consapevoli non solo favorisce un sonno più armonico, ma rafforza il legame di fiducia tra te e il tuo bambino.

Se vuoi approfondire e trovare strategie neuroscientifiche per accompagnare il sonno del tuo bambino senza stress, ti consiglio il mio corso Dormi bene bimbo.

In conclusione: fidati di te

In definitiva, la risposta alla domanda: perché alcuni neonati dormono meno di altri? trova una risposta chiara.

Se il tuo neonato dorme poco, si sveglia spesso o non segue alcuno “schema”, non stai sbagliando nulla. Non è un fallimento, non è un difetto tuo né suo: è semplicemente la normalità di tanti neonati nei primi mesi di vita. Ogni bambino segue una traiettoria unica, e ogni madre costruisce -giorno dopo giorno, notte dopo notte – un modo tutto suo per attraversarla.

È tempo di spostare lo sguardo: smettere di domandarci ossessivamente “cosa devo fare per farlo dormire di più” e iniziare a chiederci qualcosa di più autentico, più umano, più utile:
Di cosa ha bisogno questo bambino, qui e ora?
E io, di cosa ho bisogno per sentirmi sostenuta, compresa, meno sola?

A volte la risposta sarà un gesto semplice. Altre volte sarà chiedere aiuto. In ogni caso, meriti fiducia. 

Fonti scientifiche

  • AAP (2022). Safe Sleep Guidelines.
  • Anders et al. (1995). Sleep-wake state development in human infants.
  • Henderson et al. (2010). Circadian rhythm development.
  • Middlemiss et al. (2012). Infant crying and cortisol regulation.
  • Carey (1986). Temperament and infant behavior.
  • Mindell et al. (2015). Behavioral interventions for infant sleep.
  • Ball (2003). Breastfeeding and infant sleep.
  • Hauck et al. (2011). Breastfeeding and SIDS protection.
  • Ferber & Makhoul (2004). Skin-to-skin and cortisol.
  • Gooley et al. (2011); Wright et al. (2013). Light exposure and circadian rhythms.

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