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Premessa

I risvegli notturni del neonato e del bambino sono fisiologici ed è importante saperli gestire.

È fondamentale imparare a gestirli per aiutarlo a dormire bene e, di conseguenza, per dormire meglio anche noi.

Se desideri capire come funziona il sonno di tuo figlio e perché, talvolta, è così difficile per lui riaddormentarsi, questo articolo ti sarà d’aiuto.

Descriveremo infatti le varie fasi del sonno, con particolare riferimento ai risvegli notturni.

Illustreremo alcune strategie per favorire l’addormentamento ed il riposo sereno dei più piccoli e, di conseguenza, dei loro genitori.

 

Te lo dico tanto da ostetrica quanto da mamma: non lasciarti intrappolare dentro modelli inarrivabili.

Ogni bambino rappresenta un mondo speciale ed ogni genitore lo popola con lui seguendo il ritmo e l’indole del proprio neonato.

 Una regola funziona nella misura in cui la sappiamo adeguare alla nostra storia.

Informiamoci sempre. Credo sia questo il consiglio di massima.

Quali le differenze tra sonno dell’adulto del bambino

Il sonno dell’adulto e del bambino sono molto diversi perché diverse sono le rispettive esigenze.

Non si tratta solo di monte ore, ma anche di caratteristiche specifiche e di funzioni.

Per capire sotto quali profili ciò è quanto mai vero, bisogna conoscere i due fattori che caratterizzano il sonno, ovvero ritmo circadiano e pressione del sonno.

Il primo, detto anche orologio interno, è il meccanismo che regola per noi le ore di sonno e quelle di veglia consentendoci, ad esempio, di sapere che ora è anche in assenza di orologio.

A sua volta, però, il ritmo circadiano è supportato dalla pressione del sonno. Si tratta dell’altro meccanismo che, poco alla volta nel corso della giornata, ci fa sentire sempre più stanchi fino ad avere la necessità di andare a dormire.

Abitudini, ritmo circadiano e risvegli notturni

Sono le abitudini, i ritmi regolari e costanti a consolidare il nostro ciclo circadiano.

risvegli notturni genitori neonato culla

Tale consolidamento è di estrema importanza considerato che l’intero ciclo prevede una serie di funzioni essenziali per il nostro organismo.

Ebbene, questi due preziosi meccanismi si differenziano molto tra età adulta e periodo neonatale.

È importante saperlo per intervenire adeguatamente, favorendo nel bambino il consolidarsi di un ritmo circadiano corretto.

Diciamo allora che, se un adulto dorme mediamente dalle sei alle otto ore per notte, un neonato, in linea di massima, può dormire tra le quattordici e le venti ore indifferentemente distribuite tra giorno e notte.

Questa è comunque un’indicazione di massima, frutto di innumerevoli studi scientifici condotti al riguardo.

Perché il neonato dorme tanto?

La differenza nelle ore di sonno tra adulto e bambino è dovuta al fatto che il riposo ha una funzione importantissima per la sua corretta crescita.

Oltre a favorire lo sviluppo cerebrale, infatti, rafforza il sistema immunitario e stimola la produzione dell’ormone della crescita.

Inoltre, tutto ciò che il piccolo “apprende” durante la veglia viene immagazzinato e rielaborato all’interno della sua memoria proprio durante il riposo.

 

Le persone che dicono di dormire come un bambino di solito non ne hanno uno.

Leo J. Burke

 

Sfatiamo, dunque, il mito del sonno privo di risvegli notturni del bambino.

Solo uno su cinque, all’età di sei mesi, dorme ininterrottamente tutta notte, dove per tutta notte si intendono almeno cinque ore filate senza risvegli.

Al contrario, fino a dodici mesi i bambini continuano ad avere da uno a tre risvegli per notte.

Pressione del sonno: come incide sui risvegli notturni e sul bambino

Abbiamo sottolineato l’importanza della pressione del sonno ovvero quel senso di stanchezza che ci induce ad addormentarci.

Se nell’adulto il senso di stanchezza si accumula lentamente durante il giorno per raggiungere il suo picco massimo alla sera, nel bambino l’accumulo è molto più veloce.

La pressione del sonno nel bambino sale nel giro di poche ore e, per questo, necessita di più pisolini ristoratori durante l’intera giornata per resettarne i livelli.

Se, ad esempio, il piccolo fa un riposino ristoratore troppo a ridosso dell’ora in cui normalmente viene messo a dormire, la sua pressione del sonno non sarà sufficiente a garantirgli l’addormentamento e una buona qualità del riposo notturno.

Sonno REM e sonno NON REM: l’importanza di conoscere queste fasi per ridurre i risvegli notturni

La fase REM è quella durante la quale sogniamo, effettuiamo dei piccoli movimenti con gli occhi ed il nostro sonno è più leggero.

Quella NON REM, al contrario, non prevede attività onirica ed è caratterizzata da un sonno che si fa sempre più profondo attraverso quattro fasi consecutive.

Nel bambino questa fisiologia del sonno è molto differente dalla nostra.

Risvegli notturni nella fase REM 

Da zero a quattro mesi il bambino trascorre l’80% del sonno in fase REM (l’adulto solo il 20%) quindi una fase di sonno leggero, di intensa attività onirica e costruzione di molteplici connessioni neurali.

Il piccolo è altamente risvegliabile, la classica situazione in cui la mamma prende in braccio il bambino che pare addormentarsi ma, non appena lo mette nella culla, si risveglia.

Fase NON REM nel bambino

La fase NON REM nel bambino dura molto poco e non prevede le due ultime fasi (quelle di sonno più profondo) come invece accade nell’adulto.

Inoltre, se nell’adulto un ciclo di sonno completo dura tra i 90 e i 120 minuti, nel bambino fino ai quattro mesi la sua durata è di soli 30 minuti.

Dopo i quattro mesi la durata di un ciclo completo di sonno del bambino aumenta e si stabilizza tra i 30 e i 50 minuti.

Ciò spiega come mai il suo sonno è frammentato e composto di più risvegli durante i quali potrebbe piangere e chiedere di essere accudito per una qualsiasi ragione.

ATTENZIONE!

Quando in concomitanza con il quarto mese di vita, dopo avere ottenuto una stabilizzazione del sonno, notiamo che il piccolo regredisce tornando ad avere parecchi risvegli notturni, siamo in presenza di una fase temporanea. Non spaventiamoci. Questa fase porta il piccolo ad una maturazione del sonno. Da qui in avanti il suo riposo sarà sempre più lungo e migliore.

Risvegli notturni del neonato

Abbiamo visto quanto differente sia il monte ore di sonno nell’adulto e nel bambino.

Tale differenza è dovuta al fatto che il riposo ha una funzione importantissima per la crescita sana del piccolo.

Oltre a favorire lo sviluppo cerebrale, infatti, rafforza il sistema immunitario e stimola la produzione dell’ormone della crescita.

Inoltre, tutto quanto “apprende” durante la veglia viene immagazzinato nella sua memoria durante il riposo.

Perché così tanti risvegli notturni nel bambino?

Come abbiamo detto il sonno del bambino è piuttosto leggero, vediamo quali sono le principali ragioni.

  •  Ha la necessità di nutrirsi più volte nell’arco delle 24 ore
  •  Il suo orologio interno è immaturo
  •  Il sonno leggero è un naturale meccanismo di difesa contro la possibile insorgenza di SIDS (sindrome della morte in culla del lattante)
  • Attraverso i risvegli notturni il piccolo verifica la presenza dell’adulto e, in una certa misura, la sua capacità di accudimento
  • Un risveglio notturno potrebbe essere legato a un’esigenza estemporanea del bambino, quale ad esempio l’avere freddo, trovarsi in una posizione scomoda o più banalmente sentire un’etichetta del body solleticargli la schiena

 

ATTENZIONE!

  • In occasione dei risvegli notturni, spesso capita che per riaddormentarsi il piccolo abbia bisogno di supporto, ovvero di conforto. È molto importante essere presenti, rispondere adeguatamente a queste sue richieste di attenzione e non lasciarlo in balia delle sue paure istintuali.
  • Se, ad esempio, lo addormentiamo in braccio e lo mettiamo nel lettino mentre dorme, al suo risveglio è probabile che si spaventi e pianga. Ciò accade in quanto, non ritrovandosi nella condizione nella quale si era addormentato, si sente frastornato ed ha quindi paura.

Risvegli notturni, difficoltà comuni e strategie per affrontarle

La strategia da adottare in questi casi è la regolazione del suo orologio interno.

Costruire da subito una routine è molto importante, ancora di più dal quarto mese in poi, quando la produzione di melatonina ci verrà in soccorso.

Il sonno di mio figlio è pieno di risvegli notturni  

Per agevolare questa regolazione è importante:

  • Regolare l’esposizione luminosa del bambino nel corso delle 24 ore. In questo modo  la sua produzione di cortisolo e melatonina inizia a regolarsi e il piccolo poco alla volta coglie la differenza tra giorno e notte reagendo di conseguenza.
  • Durante i risvegli notturni sarebbe bene utilizzare una lucina rossa per cambiarlo o accudirlo e favorire il ri-addormentamento. La luce rossa, infatti, non è percepita particolarmente forte dall’occhio del bambino per ragioni legate alla fisiologia della sua retina.
  • Esporre il bambino alla luce diurna e lasciare che faccia i suoi riposini alla luce naturale. Se idealmente la prima poppata del mattino avviene alle sette, sarà bene alzare le tapparelle e farlo mangiare alla luce naturale.
  • Riconoscere le finestre di veglia (ossia, il tempo durante il quale il bambino resta sveglio tra un pisolino e l’altro). Il bambino che riposa poco o male di giorno arriva troppo stanco alla sera e fatica ad addormentarsi (è vero anche il contrario).
  • Creare e mantenere dei ritmi stabili ed equilibrati di sonno-veglia durante il giorno lo aiuterà a costruire un riposo migliore la notte.

 

Conoscere i segnali di sonno

Riconoscere i segnali di sonno che il piccolo ci invia è molto importante per aiutarlo ad addormentarsi quando lui ne sente il bisogno. È raro che un bambino non necessiti di essere aiutato, accompagnato e sostenuto nell’addormentamento. Se non lo accudiamo in quel preciso momento probabilmente faticherà a dormire.

Di norma il tempo ideale per farlo addormentare va dai 15 ai 20 minuti. Se, però, il piccolo è troppo stanco questo tempo aumenterà.

Segnali primari di sonno

I segnali primari di sonno più comuni sono:

o   perdita di interesse per i giocattoli intorno a lui

o   girare il viso per sfuggire agli stimoli

o   sbadigliare

o   eccesso di agitazione o di tranquillità

Segnali di sonno tardivi

Segnali di sonno tardivi più usuali:

o   strofinamento degli occhi

o   manine portate alle orecchie

o   occhi lucidi

o   richiesta del seno

o   pianto inconsolabile

Mio figlio dorme solo con…

Se il bambino si addormenta solo con il biberon, il seno, il ciuccio ecc. o solo in certe circostanze (come ad esempio in braccio, in auto, nel passeggino eccetera), siamo in presenza di un’associazione con il sonno.

Si tratta di una vera e propria abitudine che spesso, anche da adulti, mettiamo in atto per addormentarci.

Per il bambino, e in particolare per il neonato, la più potente associazione con il sonno è l’allattamento.

È importante, quindi, creare una nuova associazione prima di interrompere l’allattamento così da non disorientare il bambino (in questi casi il consiglio è valutare l’opportunità o meno di interrompere l’alimentazione al seno rivolgendosi ad un esperto).

 

Sostituire un’associazione con il sonno con un’altra e diminuire i risvegli notturni

La strategia migliore prevede di affiancare una seconda associazione per circa tre settimane prima di eliminare la precedente.

Nel mentre, trascorso qualche giorno, utilizzare solo la seconda strategia nel momento in cui ci accorgiamo che il bambino sta per addormentarsi.

Successivamente utilizzerò la seconda strategia per più tempo rispetto alla prima, fino ad arrivare alla sua completa sostituzione.

 

ATTENZIONE!

Due tecniche per evitare che il bambino che si addormenta ad esempio solo in braccio alla mamma, si risvegli non appena viene posto nella sua culla.

  1. Cercare di fare addormentare il piccolo direttamente nella sua culla. Non è affatto semplice ma con tanta buona volontà e pazienza è possibile, se abbiniamo questo rituale ad un’associazione con il sonno diversa (ad esempio delle carezze sulla sua testa).
  2. Tecnica di Harvey Karp: consiste nello svegliare appena appena il bambino prima di metterlo in culla facendo attenzione a che non si risvegli completamente ma, al tempo stesso, che si renda conto di dove viene lasciato. È possibile che si debba ripetere più volte questa tecnica per arrivare ad un risultato.

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Risvegli notturni: perché il bambino scambia il giorno con la notte?

Abbiamo visto che l’orologio interno del bambino è immaturo e si consolida a poco a poco con le corrette abitudini.

I continui risvegli notturni sono fisiologici nei primi mesi di vita, tanto quanto fisiologico è il fatto che il neonato dorma molte ore indifferentemente distribuite tra giorno e notte.

Per comprendere quanto immaturo sia l’orologio biologico del neonato, è bene sapere che nelle prime dodici settimane di vita l’organismo non produce melatonina. Ciò interferisce notevolmente con la regolazione del ritmo sonno-veglia.

È come dire che nulla, dentro al bambino, gli suggerisce che esiste una differenza tra il giorno e la notte o anche solo che si tratta di due fasi diverse della giornata.

Questo luogo comune ha, dunque, un suo fondamento scientifico. Il bambino non scambia il giorno con la notte, per lui giorno e notte sono semplicemente la stessa cosa.

Riassumendo

  • Il sonno è un bisogno essenziale del bambino. Durante il sonno il suo cervello sviluppa nuove connessioni neurali che aumentano ogni qualvolta viene data risposta ad uno dei suoi bisogni.
  • È importante sapere che il suo ritmo sonno-veglia è immaturo nei primi mesi di vita. Per questo non è in grado di distinguere fra giorno e notte.
  • Conoscere come sia possibile intervenire nella regolazione dell’inner-clock – orologio interno del bambino è fondamentale tanto per lui quanto per i genitori.
  • Non c’è un modo univoco per farlo, ma esistono strategie efficaci per agevolare la regolazione, e gestire i momenti critici dell’addormentamento e dei risvegli notturni
  • Ciascun bambino avrà più o meno risvegli notturni prima di raggiungere il proprio equilibrio.

 

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4 commenti su “I risvegli notturni del neonato

  1. Irene ha detto:

    Ho comprato il corso Dormi bene bimbo che sviluppa nel dettaglio le informazioni di questo articolo. Ero disperata e in breve tempo sono riuscita a stabilire una nostra routine, così l’addormentamento la sera non è più una battaglia. Grazie!!! ♥️ Ora devo lavorare sul disassociare il seno dal sonno e non so bene come fare…

    1. Alessandra Bellasio ha detto:

      Ciao Irene, sono davvero felice che il mio corso ti abbia aiutata a semplificare la gestione del sonno del tuo bimbo 🙂
      Dissociare il seno dal sonno richiede tempo e nuove associazioni, se ti serve aiuto consulta nuovamente il capitolo del corso in cui ne parlo oppure contattami sul canale telegram. In bocca al lupo! un abbraccio, Alessandra

  2. Valentina Vetturini ha detto:

    Buongiorno, sono Valentina, la mamma di margherita 9 mesi e mezzo. È da una settimana circa che sto provando ad addormentarla, nei risvegli notturni, senza seno ma finora solo pianti e urla, mentre prima a volte ci riuscivo, soprattutto al risveglio delle 23:30-24. Prima riuscivo anche ad addormentarla nella culla, ma di giorno mi dormiva in braccio e ciucciava al seno. Ora riesco a metterla nel lettino, di giorno, dopo la poppata ma di notte senza seno non riesco a riaddormentarla e si sveglia 2 – 3 volte, raramente 4. Due risvegli li riusciamo a fare se di giorno riduciamo il riposo di mezz’oretta. Vorrei addormentarla diversamente dal seno, sia per coinvolgere altre figure, sia in vista dell’asilo nido a settembre, dove andrà solo di mattina, ma se vorrà dormire, almeno avrà già imparato una modalità differente dal seno e con meno criticità, spero, che trovarsi un una nuova situazione senza qualche strumento. Come posso fare?

    1. Ciao Valentina, in questi casi è sempre bene procedere con molta gradualità sulla base della sensibilità del bambino per evitare di incorrere in regressioni. 9 mesi è un’età complessa per via dell’angoscia da separazione e già per questo può necessitare di maggiore conforto e rassicurazione.

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