Loading

Il piano del parto è uno strumento che forse non tutte le donne conoscono. Ne parlo in questo articolo per mettere in luce i suoi pro e i suoi contro. 

Detto anche piano nascita, è un documento che racchiude tutte le preferenze, aspettative e necessità della futura madre riguardo a travaglio, parto, cure del neonato e allattamento.

Il piano del parto è vincolante?

Il piano del parto Stabiliamo innanzitutto che in nessun modo il documento può sostituire le informazioni fornite dal team medico. Non può quindi essere strettamente vincolante. In caso di pericolo per la vita di madre o bambino, infatti, l’ultima parola spetta sempre e comunque al personale sanitario. 

Va semmai considerato complementare alla formazione offerta alle donne attraverso i corsi preparto al fine di vivere una soddisfacente esperienza di nascita.

In questo senso, dunque, non solo non è vincolante per il personale sanitario, ma non lo è nemmeno per la donna.

Lei potrà sempre e comunque scegliere di cambiarlo in qualsiasi momento. 

Le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

L’introduzione del piano del parto discende direttamente dalle linee guida fornite dall’OMS circa travaglio e parto. 

Si tratta di 15 buone prassi che l’OMS ritiene siano fondamentali per la tutela ed il rispetto della salute fisica e psicologica di mamma e figlio e sono: 

  1. Garantire alle neo mamme la presenza di una persona di sua fiducia durante il parto e poter ricevere visite nel dopo parto.
  2. Garantire alle donne il rispetto della persona e della propria cultura 
  3. Il parto indotto deve essere effettuato solo in caso di specifica necessità medica
  4. I parti cesarei non dovrebbero superare il 10-15% dei parti totali di una qualsiasi area territoriale
  5. Non esiste prova scientifica che dimostri la necessità di procedere con un cesareo se già effettuato in precedenza. In altre parole, dopo un cesareo il parto vaginale andrebbe incoraggiato. 
  6. Rasatura del pube e clistere non hanno fondamento scientifico pertanto non sono necessari
  7. La rottura artificiale delle membrane non deve essere effettuata di routine ma solo su richiesta e a travaglio avanzato
  8. Durante il travaglio non vanno somministrati medicinali se non necessari 
  9. Il monitoraggio fetale va fatto in particolari situazioni mediche (ad esempio in caso di travaglio indotto) e non di routine
  10. La donna va lasciata libera di muoversi durante il travaglio e incoraggiata a camminare e scegliere la posizione per lei più comoda
  11. Non si giustifica la pratica abituale dell’episiotomia
  12. Il neonato sano deve stare con la madre se le condizioni di entrambi lo permettono
  13. L’inizio immediato dell’allattamento va promosso ancora prima di lasciare la sala parto
  14. L’allattamento deve ritenersi la modalità di alimentazione naturale del bambino 
  15. Si raccomanda una preparazione all’allattamento già a partire dalla gravidanza incoraggiando, successivamente, l’allattamento al seno a richiesta

Le indicazioni OMS non sono un piano del parto

Partendo da queste indicazioni si può tranquillamente allargare lo spettro d’azione e individuare quali siano i passaggi più vicini al nostro sentire. 

Pur non trattandosi di un piano del parto ufficiale, si intuisce chiaramente come sia possibile basarsi su queste indicazioni per crearne uno. Ciò premesso, è però vero che, come spesso accade quando organismi internazionali individuano linee guida, queste non sono vincolanti per i singoli Paesi. Benché sia comunque richiesto che vengano adeguate e adottate da ciascun Governo, non sempre il loro recepimento è immediato.

Cosa accade oggi in Italia?

Il piano del partoVa detto, prima di tutto, che nel passaggio dalle linee guida alle prassi nazionali c’è ancora parecchia strada da percorrere. Lo stesso, quindi, vale per il nostro Paese. Se qualche passo avanti era stato compiuto negli anni, il Covid e le conseguenti restrizioni hanno cancellato due dei più importanti diritti: 

  • la presenza del partner durante travaglio e parto 
  • la possibilità di ricevere visite nel dopo parto 

Ancora oggi, dopo anni, non ovunque è consentito ai partner il libero accesso in reparto e questo non aiuta certo il benessere psicofisico della diade madre-figlio.

Se a questa lentezza nel tornare alle condizioni ante pandemia aggiungiamo il fatto che ciascuna Regione ha ampia discrezionalità in termini di assistenza sanitaria, ecco che ci troviamo davanti ad un Paese che non garantisce omogeneità di servizi. Ne discende che anche l’accoglimento e l’applicazione del piano del parto ne risente così come le prassi routinarie in campo ostetrico. Le differenze da Regione a Regione e, addirittura, da zona a zona sono molte. Ciò rende ancora più importante il fatto che le coppie approfondiscano le proprie conoscenze prima di redigere il piano del parto. 

Il piano del parto e la comunicazione

Il piano del parto, per quanto corretto, esaustivo e ben redatto, può sostituire un’adeguata comunicazione tra donna e personale sanitario?

Dal momento che il piano del parto è un documento sottoscritto dalla donna e indirizzato al personale sanitario si può supporre che qualcuno possa intenderlo come una forma di garanzia per la partoriente. 

In questo senso, quindi, sembrerebbe essere il sostituto, piuttosto formale, di una comunicazione che evidentemente si ritiene carente o, peggio, difficile da realizzare

Visto in quest’ottica verrebbe da pensare che nasca da una presunta sfiducia nei confronti del personale sanitario. 

L’intento non dichiarato sembra essere: temo ciò che potrebbe accadere a mia insaputa durante il mio ricovero, quindi metto nero su bianco le mie richieste che dovranno essere rispettate. 

Ma se così fosse, se davvero si trattasse più che di un diritto di un modo per tutelarsi, come è vissuto il piano del parto dal personale che assiste la partoriente?

Il piano del parto visto dalla parte degli operatori sanitari

Per come è redatto, ma soprattutto presentato, il piano del parto è sovente visto dal personale sanitario come un documento superfluo. Con  “superfluo” si intende un qualcosa che non serve stabilire a priori o specificare senza un’adeguata conoscenza della materia e un’altrettanto adeguata formazione della donna.

Talvolta capita infatti che nel documento siano indicate richieste che, anche volendo, non potrebbero essere accolte (ad esempio il parto in acqua richiesto in una struttura dove non è prevista l’apposita vasca, o la richiesta che non venga effettuata l’episiotomia quando di prassi ciò già non viene fatto se non in specifici casi di necessità, ecc. ecc.). 

Ciò accade in quanto anziché essere un documento elaborato dalla struttura unitamente alla donna, ci si ritrova a ricevere un testo standard, spesso preso dalla rete, o redatto da qualcuno che non conosce le prassi di quella specifica realtà. 

Ciò che, quindi, talvolta contesta il personale sanitario non è il piano del parto in sé, quanto la sua stesura inadeguata. dico questo anche in virtù di una ricerca che ho personalmente condotto al riguardo.

Una mia indagine sul tema

Nell’indagine epidemiologica che ho condotto attraverso la mia pagina instagram sul tema della violenza ostetrica ho sottoposto, sia alle mamme che agli operatori, una serie di domande. Tra gli argomenti che ho voluto indagare con gli operatori vi era una parte dedicata proprio al piano del parto. 

Il dubbio che avevo era che il piano del parto venisse percepito come una mancanza di fiducia da parte della donna, o quanto meno come una posizione presa a priori senza un preciso fondamento. 

Ebbene, dall’analisi delle risposte degli operatori è emerso che nella maggior parte dei casi il piano del parto è stato ritenuto inutile. Ho rilevato, infatti, che sovente la presentazione del documento non modifica in alcun modo la prassi ordinaria che, evidentemente, già prevede le opzioni indicate dalla donna (si faceva notare che nei casi in cui una delle richieste della mamma veniva disattesa non era per scelta ma per necessità).  

Il piano del parto

Non è mancanza di fiducia

Più che una mancanza di fiducia da parte della donna, gli operatori percepivano una sovrapposizione di ruoli, come se la donna volesse sostituirsi all’operatore senza avere le necessarie competenze.  

Dalle risposte ho rilevato una criticità sulla quale si dovrebbe urgentemente intervenire: l’informazione e la formazione. 

Informare le donne in gravidanza su quelli che sono i loro diritti e su come possono migliorare la propria esperienza del parto non significa fornire loro un documento prestampato, pressoché uguale per tutte, da presentare in ospedale. 

Sull’altro fronte è anche vero che gli operatori devono essere consapevoli che la donna ha tutto il diritto di esprimere le proprie preferenze ma, laddove fossero impraticabili, è dovere della struttura informare adeguatamente in maniera comprensibile e rispettosa, proponendo, se possibile, delle alternative. 

In buona sostanza si torna al punto di partenza: il piano del parto non può e non deve sostituirsi alla comunicazione che resta la sola vera via per la realizzazione di un evento nascita rispettoso, appagante e sicuro. 

Il piano del parto serve o non serve?

Il piano del parto è uno strumento legittimo e prezioso. Se usato con la giusta accortezza e le dovute informazioni è un mezzo straordinario per chiarire le proprie esigenze nel rispetto di chi dovrà cercare di accoglierle. 

Purtroppo un inadeguato uso di tale mezzo lo ha trasformato, nel tempo, in un’arma a doppio taglio che il più delle volte ottiene il risultato contrario rispetto a quello sperato. 

La sua utilità rispetto alla salute fisica e psicologica della diade madre-figlio è innegabile a patto però che si sappia cosa davvero è meglio per chi lo redige e quali sono le condizioni nelle quali si dovrà realizzare il parto. 

Mi viene in mente l’esempio della ricetta di un buon piatto. Se io conosco gli ingredienti e i miei gusti, posso tranquillamente personalizzare la ricetta, al contrario se non conosco la materia prima e non sono certa di cosa mi piaccia di più, se il salato o l’agrodolce, difficilmente mi lancerò in una variazione della ricetta classica per non rischiare di rovinare il piatto. Ecco, io credo che per personalizzare il proprio piano del parto serva prima di tutto la conoscenza di come avviene di norma un parto, di quali sono le prassi in quella specifica struttura e quali sono le mie reali e profonde esigenze. 

Il piano del parto non è uguale per tutte

In altre parole dico che le donne hanno il sacrosanto diritto di decidere consapevolmente come fare venire al mondo i propri figli. Mi pare singolare, però, che tale diritto debba essere messo nero su bianco come non esistessero varianti a quella stesura. Così come le linee guida su base scientifica cambiano nel corso del tempo in funzione delle nuove scoperte, delle nuove ricerche e delle nuove condizioni entro le quali si realizzano, allo stesso modo trovo che un piano del parto debba essere declinato a seconda di chi lo intende presentare e di dove dovrà essere realizzato.

Il piano del parto in caso di cesareo

Il piano nascita può essere redatto anche in caso di parto cesareo? Indubbiamente sì, è possibile in quanto il parto cesareo non dovrebbe mai essere in contrasto con un travaglio ed un parto umanizzato. Benché si tratti di una nascita che avviene per mezzo di un intervento chirurgico, vanno comunque e sempre rispettate le esigenze di mamma e bambino. Tra queste abbiamo, ad esempio, la richiesta che vengano lasciate libere le braccia della madre, o che venga immediatamente consentito il contatto pelle a pelle. Insomma, quanto previsto per il parto vaginale è valido anche per il parto cesareo. 

Come può essere migliorato il piano del parto?

il piano del parto

  • In primo luogo riportando questo documento al suo significato originario: una richiesta, l’espressione di alcune preferenze fatte prima di trovarsi nella condizione di non poterle fare per la troppa stanchezza o la poca lucidità. 
  • In secondo luogo proponendolo non in alternativa alla comunicazione, ma a seguito di questa. La comunicazione deve essere continua e deve fondarsi su un linguaggio comprensibile da tutti. Ciò significa che se la donna (meglio ancora la coppia) ha dimestichezza con le prassi mediche, lo scambio potrà avvenire su un piano clinico più tecnico. Se, al contrario, la coppia non ha alcuna conoscenza medica il dialogo dovrà essere adeguato.
  • Se prima di redigere un piano del parto si visitasse la struttura ospedaliera o la clinica dove si è scelto di partorire e se si potesse conoscere il personale, il piano del parto diventerebbe uno strumento rilevante e non opinabile.
  • Durante la gravidanza va fatta formazione alle coppie, vanno guidate e accompagnate nel percorso nascita sin dagli esordi e vanno dettagliatamente informate. Ciò impedirebbe ad alcune donne di produrre piani del parto inadeguati alle loro specifiche esigenze e, quindi, applicabili. 

 

In conclusione

Il tema è, senza dubbio, complesso e molto delicato. Riguarda più sfere, non soltanto quella della salute fisica di donna e bambino bensì anche quella psicologica. Recuperare equilibrio dopo un trauma perinatale richiede tempo, impegno, dispendio energetico e, talvolta, non si riesce nemmeno ad ottenere un significativo risultato. Per questo il piano del parto ricopre grande importanza e andrebbe considerato con molta attenzione. 

Informiamo le donne, diamo loro dei veri strumenti per decidere, ovvero delle corrette informazioni. 

Diciamo loro la verità, cioè che non servirà a nulla scaricare dalla rete un qualsiasi piano del parto. Quel documento, se volete che abbia un significato per voi e per chi vi assiste durante il parto e oltre, deve essere condiviso e redatto sulla base di precisi dati di realtà.

Il parto, quindi, può essere umanizzato solo se la coppia conosce le procedure, i rischi, i benefici e le differenti opzioni possibili. In questo modo può scegliere ciò che vuole ma, soprattutto, ciò che non vuole.

La preparazione al parto deve sempre essere pratica, mentale ed emotiva per questo difficilmente può realizzarsi solo sulla base di un documento scritto. 

Corsi consigliati:

€125€65

Corso Preparto Completo Online

Ecco le informazioni mirate e selezionate per prepararti davvero alla nascita e al rientro a casa con il piccolo

€99€49

Corso Prepararsi all'Allattamento a 360°

Un corso ultra completo per iniziare l'allattamento nel modo migliore

€ 85€ 39

Corso
Dormi Bene Bimbo (0-18 mesi)

Se il tuo bambino dorme male e si risveglia spesso, ecco le informazioni e le strategie che potrebbero aiutarvi

seguimi su Instagram

Leggi gli altri approfondimenti su Parto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.