Donare il cordone ombelicale al parto significa potenzialmente contribuire a salvare vite umane. Si tratta di una pratica preziosa che nel nostro Paese è regolamentata da normative specifiche. La legge italiana, infatti, stabilisce che la donazione del sangue del cordone ombelicale per uso allogenico, cioè a favore di pazienti diversi dal neonato, è un atto di solidarietà completamente gratuito e a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Ma cosa significa nella pratica donare il cordone ombelicale al parto? Cosa contiene di così prezioso quel piccolo cordoncino? Scopriamolo insieme in questo articolo analizzando la normativa riguardante la raccolta, la conservazione e l’impiego di questa incredibile risorsa.
- 1 Normative e Procedure
- 2 Tempistiche e Pratiche di Raccolta
- 3 Perché la raccolta va fatta tra i 60 e i 120 secondi dalla nascita?
- 4 Cosa accade dopo la raccolta?
- 5 E se volessi conservare il sangue cordonale per uso personale?
- 6 Il mio sangue cordonale può essere esportato all’estero?
- 7 In conclusione
Normative e Procedure
Il Decreto Ministeriale del 18 novembre 2009 stabilisce le disposizioni relative alla donazione e conservazione di sangue del cordone ombelicale. Questo decreto sottolinea il valore sociale della donazione, che permette di mettere a disposizione della comunità internazionale cellule staminali per trapianti allogenici. La legge italiana prevede che la donazione sia volontaria, anonima e gratuita, e rappresenta un livello essenziale di assistenza per la salute pubblica.
Questo, però, non bastava, bisognava normare anche la selezione delle donatrici e tutto il procedimento successivo.
Ecco, allora, che nel 2015 il Decreto Ministeriale del 2 novembre di quell’anno ha fornito indicazioni tecniche per la selezione delle donatrici, per la gestione della raccolta e per la conservazione del sangue cordonale.
A partire da quel momento, le donne in gravidanza interessate alla donazione possono contattare il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale dove partoriranno e informarsi al riguardo.
NOTA IMPORTANTE:
Poiché va tutelata la salute della madre quanto quella del bambino, è necessario e opportuno che madre e padre ricevano informazioni dettagliate riguardo al procedimento di raccolta. Inoltre, devono sottoporsi a esami specifici per garantire che non vi siano controindicazioni alla donazione.
Tempistiche e Pratiche di Raccolta
Secondo l’Accordo Stato-Regioni del 20 aprile 2011, la legatura del cordone ombelicale deve avvenire non prima di 60 secondi dalla nascita per garantire il benessere del neonato e permettere un’adeguata raccolta di sangue.
Le più recenti linee guida della Società Italiana di Neonatologia (SIN) confermano che la raccolta può essere effettuata tra i 60 e i 120 secondi dalla nascita per ottenere una quantità e qualità di sangue adeguata.
Perché la raccolta va fatta tra i 60 e i 120 secondi dalla nascita?
Diverse sono le ragioni che concorrono a stabilire una precisa tempistica di raccolta. Si tratta sia di ragioni legate alla salute del neonato che alla qualità del campione raccolto. Nello specifico possiamo dire che:
- Salute del neonato: La legatura tardiva del cordone ombelicale (come detto, dopo almeno 60 secondi) consente al neonato di ricevere un apporto maggiore di sangue dalla placenta. Essendo il sangue placentare ricco di ossigeno, nutrienti e cellule staminali, è evidente l’importanza che assume il rispetto di tale tempistica.
- Quantità e qualità del sangue raccolto: La raccolta tra i 60 e i 120 secondi dalla nascita permette di ottenere un volume adeguato di sangue cordonale che garantisce una sufficiente concentrazione di cellule staminali ematopoietiche essenziali nel trattamento di leucemie, linfomi e altre patologie del sangue.
- Uso per il trapianto: nei trapianti allogenici, ovvero effettuati su altre persone, la qualità delle cellule staminali è cruciale. Se la raccolta avvenisse oltre i 120 secondi, la quantità di sangue e la concentrazione di cellule staminali potrebbero essere insufficienti, rendendolo non idoneo ai fini del trapianto.
In altre parole, l’intervallo tra i 60 e i 120 secondi offre il migliore compromesso tra la salute del neonato e l’efficacia della raccolta del sangue cordonale per scopi medici.
Cosa accade dopo la raccolta?
Dopo la raccolta, il sangue viene inviato a una banca specializzata dove viene sottoposto a rigorosi controlli di qualità e sicurezza. Se il campione di sangue non è idoneo per il trapianto, può essere utilizzato per la ricerca scientifica, previa approvazione della madre. Se la mamma non acconsente, il campione sarà eliminato.
Attualmente, in Italia esistono 18 banche di sangue cordonale, a loro volta collegate a molteplici reparti di ostetricia, facenti parte della Rete Italiana ITCBN, istituita con il Decreto Ministeriale del 18 novembre 2009. Queste banche sono tutte dedicate alla conservazione e gestione dei campioni di sangue cordonale per uso allogenico.
E se volessi conservare il sangue cordonale per uso personale?
Qui si apre un capitolo a parte. Ad oggi, la normativa italiana non consente la conservazione autologa (per uso personale) del sangue cordonale. In assenza di situazioni che lo permettano (ad esempio una patologia del neonato o di altri familiari che richiede un trapianto) l’unico modo per conservare “per se stessi” il sangue cordonale è esportarlo all’estero, pagando una banca privata.
Le motivazioni sono riconducibili sia a un discorso di solidarietà che a specifici criteri scientifici.
Partendo dal presupposto che la probabilità di utilizzo delle proprie cellule cordonali è molto bassa, si è stabilito che attraverso la donazione la probabilità di poterle utilizzare per altri è molto più alta.
Ciò detto, dunque, esistono situazioni in cui è possibile conservare il sangue cordonale per uso autologo o dedicato.
Il mio sangue cordonale può essere esportato all’estero?
In verità sì, l’Accordo Stato Regioni del 29 aprile 2010 consente anche l’esportazione a proprie spese del campione di sangue cordonale per la conservazione all’estero, con il nulla osta rilasciato dalla Regione o Provincia competente.
In conclusione, la donazione e conservazione del sangue del cordone ombelicale in Italia è regolamentata da normative che garantiscono sia l’uso etico delle risorse che la sicurezza e l’efficacia della pratica. La partecipazione a questa iniziativa rappresenta un atto di grande valore sociale e solidaristico, offrendo opportunità terapeutiche a chi ne ha bisogno.
In conclusione
Donare il cordone ombelicale al parto è importante perché:
- Il sangue cordonale è ricco di cellule staminali ematopoietiche, utili per trattare leucemie, linfomi e altre patologie del sangue.
- La raccolta è semplice, sicura e non comporta rischi per madre o neonato.
- Avviene dopo il parto, una volta tagliato il cordone, preferibilmente dopo 60 secondi, come raccomandato da OMS, ACOG e NICE.
- Questo intervallo permette di raccogliere una quantità sufficiente di sangue per un potenziale trapianto.
- Attendere fino a 2 minuti può ridurre le cellule staminali disponibili per la raccolta, poiché il sangue rifluisce verso il neonato, riducendo il rischio di anemia.
- Dopo 60 secondi, il neonato riceve circa 80 ml di sangue in più; dopo 3 minuti, circa 100 ml.
- In Italia, la conservazione del sangue cordonale per uso personale è vietata per legge, ma è possibile farlo all’estero a pagamento.
- La probabilità di usarlo per sé stessi è molto bassa (circa 1 su 100.000).
- Donando il sangue cordonale a una banca pubblica, si ha il 97-98% di probabilità di ritrovarlo se necessario.
- In casi specifici, come malattie familiari trattabili con cellule staminali, è possibile conservare il sangue per uso dedicato gratuitamente presso una banca pubblica.
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