Baby brain è il termine con il quale si indica un temporaneo deficit della memoria e della capacità di concentrazione nelle donne in gravidanza e nel periodo successivo alla nascita del bambino.
Si tratta di un fenomeno poco dibattuto, non ancora del tutto esplorato ma di notevole importanza. La sua rilevanza appare evidente se pensiamo all’impatto che ha sulla psiche femminile e sul giudizio di merito che ne discende.
Scopriamo insieme di cosa si tratta e capiamo come affrontarlo mitigandone, possibilmente, gli effetti.
Baby brain: di cosa si tratta
Ben quattro donne su cinque affermano di avere riscontrato lievi deficit della memoria e delle capacità cognitive durante la gravidanza e nel post parto.
Nella maggior parte dei casi si tratta di piccole dimenticanze. Può essere la perdita di qualche oggetto che non si era mai verificata in passato o un’insolita lentezza mentale. Il motivo di questi accadimenti risiede nel cervello della donna che si organizza in maniera nuova dal momento che la gravidanza ha inizio.
Il fine che la natura assegna a questi processi è preparare la donna all’accoglimento ed alla cura del bambino.
Per fare ciò potenzia la sua soglia di attenzione rispetto al piccolo e la depotenzia rispetto a ciò che non gli è pertinente.
In sostanza, la mente della donna si adatta a ciò che avviene all’interno del suo corpo, creando le migliori condizioni per la salvaguardia del bambino.
Cosa il baby brain ci fa dimenticare e cosa no
Ciò che le indagini rilevano a proposito del baby brain è che le dimenticanze cui va incontro la donna in gravidanza sono selettive.
Per capirci, difficilmente dimentica un appuntamento con l’ostetrica o il ginecologo, mentre più facilmente potrebbe scordare quello dal parrucchiere.
Ciò detto, mi preme da subito chiarire un aspetto che riguarda le donne lavoratrici.
Gli effetti del baby brain dei quali stiamo parlando, non sono un qualcosa facilmente rilevabile da terzi. Si tratta infatti di una maggiore difficoltà che la donna ha nel tenere a mente certi dati (o una maggiore lentezza nell’elaborarli). Nulla a che vedere con amnesie che potrebbero interferire seriamente con la sua produttività o resa professionale.
Di norma se ne accorge solo lei o al massimo il partner, a dimostrazione di quanto lievi siano le manifestazioni di tale processo.
IMPORTANTE
I sintomi dei quali stiamo parlando sono lievi. Si potrebbe trattare di dimenticanze inusuali (ad esempio lasciare le chiavi dell’auto in casa e dover tornare indietro a prenderle. Può essere una difficoltà di concentrazione tale per cui, magari, la pagina di un libro va letta due volte perché si è perso il filo del discorso. Questi sintomi, dunque, non devono in alcun caso impedire il regolare svolgimento dei compiti quotidiani della donna. Se ciò accadesse bisognerebbe approfondire immediatamente con uno specialista.
Incidenza del fenomeno
L’incidenza del fenomeno pare piuttosto elevata e questo dovrebbe farci riflettere.
Abitualmente, infatti, si da per scontato che una donna in gravidanza sia un poco sbadata. In genere, lo si attribuisce al fatto che la donna è talmente concentrata e attenta alla propria “pancia” tanto da risultare sbadata rispetto a ciò che la circonda.
Lo stesso dicasi quando, nato il figlio, si giustificano certe dimenticanze della neo mamma con la carenza di sonno e la forte attenzione al suo piccolo.
Oggi, però, gli studi ci dicono che non si tratta di una disattenzione che nasce dall’indifferenza rispetto al resto del mondo, quanto di un processo fisiologico predisposto dalla natura per accogliere nelle migliori condizioni possibile l’arrivo di un bambino.
Gli studi sul Baby brain
Diciamo subito che gli studi al riguardo non sono stati semplici da realizzare. In particolare per via del fatto che la misurazione degli effetti prodotti dalle mutazioni cerebrali riscontrate, sono stati difficili da rilevare.
Uno studio pubblicato su Nature nel novembre 2022 ci ha aperto nuove prospettive di analisi del fenomeno. E’ stata redatta, infatti, una mappatura degli effetti della gravidanza sull’attività cerebrale. Ciò ha permesso di evidenziare come cambia l’architettura della materia grigia nei nove mesi di gestazione.
Di fatto, le osservazioni svolte hanno mostrato che la materia grigia si riduce nelle aree coinvolte nell’elaborazione e nella risposta ai segnali sociali.
Ciò potrebbe significare che il cervello delle neomamme viene riorganizzato in modo più efficiente nelle aree che consentono, ad esempio, di rispondere ai bisogni del bambino o di individuare eventuali minacce nel loro ambiente, abbassando contestualmente eventuali “rumori” di fondo non rilevanti ai fini della maternità.
I cambiamenti erano così consistenti che un algoritmo computerizzato poteva prevedere, con un’accuratezza del 100% e attraverso lo studio di una risonanza magnetica, se una donna era rimasta incinta.
Baby brain: evitiamo di sentirci in colpa!
Quando ho lanciato questo argomento attraverso un post sul mio profilo Instagram, sono stata subissata di messaggi. Devo dire che la maggior parte di essi confermavano l’incidenza di baby brain ma, parecchi, per non dire troppi, mi segnalavano un senso di colpa legato a questi sintomi.
Sentirsi in colpa per non riuscire più a fare tutto quanto facevamo prima con la medesima celerità e reattività è del tutto sbagliato.
In qualche modo significa abbracciare quella sensazione, fin troppo presente nelle madri, di non essere una mamma adeguata; sensazione spesso connaturata alla natura stessa della maternità.
Come detto, questi cambiamenti sono benefici e del tutto naturali. Servono a proteggere il bambino, sono funzionali alla sua salvaguardia ed alla sua migliore cura.
Non si tratta di un deterioramento delle capacità cognitive, ma di una loro rimodulazione.
Se le persone intorno a te ti fanno notare certe tue dimenticanze o un tuo cambio di passo nelle attività quotidiane, spiega loro di cosa si tratta.
E’ probabile che la loro percezione di questo tuo nuovo stato sia legata a convenzioni sociali che vogliono la donna performante, e che non ammettono che lei possa discostarsi da taluni modelli. Ricorda loro che, secondo uno studio pubblicato su The Medical Journal of Australia, l’80% delle donne in gravidanza mostra segnali di baby brain.
Se fosse vero che dimenticanze e calo della concentrazione significano non essere una buona madre, l’80% delle madri dovrebbero essere definite incapaci di assolvere i propri compiti genitoriali. Poco realistico, non trovi?
Conclusioni sul baby brain
Stabilito che la neuroscienza ci sta spiegando cosa si intende per baby brain, mi permetto di fare una piccola considerazione a margine per evitare qualsiasi interpretazione errata degli studi stessi.
In pillole:
- Il fatto che il cervello della donna, da un punto di vista neurologico, temporaneamente si modifichi non significa che le sue competenze vengano compromesse.
- Oggi la scienza ci conferma quanto sappiamo da tempo. La natura da sempre organizza la vita affinché possa riprodursi nelle migliori condizioni.
- Anziché dire che la donna soffre di baby brain, dovrebbe essere prioritario conoscere il baby brain.
- Non si tratta di un vero e proprio disturbo. E’, semmai, una modalità attraverso la quale la mente umana si adatta alla creazione di una nuova vita.
- Il baby brain promuove cambiamenti a livello comportamentale nella madre per aiutarla a prepararsi all’arrivo del bambino ( ad esempio la nidificazione detta anche preparare il “nido”) e predisporsi alla cura del piccolo.
- Procuriamoci agendine, post-it e registriamo note vocali. In questo modo ci sentiremo meno deficitarie rispetto ai piccoli vuoti di memoria quotidiani.
In ultima analisi, chiarito che non c’è motivo di sentirsi in colpa come madri, stabiliamo anche che questo “rallentamento” temporaneo possiamo accoglierlo serenamente pensando a ciò per cui risulta funzionale.
Scambiare le parole, averle sulla punta della lingua, dimenticare dove abbiamo messo le chiavi o rileggere tre volte la ricetta della torta di mele sono situazioni da prendere con il sorriso. Tanto più che, da oggi, sapete che si tratta di una condizione passeggera.
Cos’altro volevo dirvi? Bah, non me lo ricordo, pazienza!
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