Si può fumare in allattamento? Sappiamo tutti quanto dannoso sia il fumo. Non tutti, però, siamo consapevoli dei rischi correlati al fumo passivo e di seconda, terza e quarta mano. L’adulto che decide di fumare compie una scelta personale che in un modo o nell’altro coinvolge anche il bambino. Non per nulla il fumo è ormai vietato in qualsiasi luogo pubblico al chiuso come all’aperto.
In questo articolo scopriamo i rischi diretti e indiretti del fumo e come comportarsi in caso non si riesca a rinunciare alla sigaretta.
- 1 I danni indiretti da fumo
- 2 Fumo passivo di seconda e terza mano
- 3 Conoscenze e consapevolezza sul fumo di terza mano: uno studio osservazionale
- 4 Le sostanze nocive contenute nelle sigarette
- 5 Le sigarette elettroniche
- 6 Si può fumare in allattamento?
- 7 E se uso cerotti o chewing-gum con nicotina?
- 8 Quanto a lungo permane l’effetto di una sigaretta nel corpo materno?
- 9 SIDS e fumo di sigaretta
- 10 Se riprendo a fumare devo smettere di allattare?
- 11 Uno studio italiano
- 12 Considerazioni legate a questo studio
- 13 Si può fumare in allattamento? Le conclusioni
I danni indiretti da fumo
Domandarsi se si può fumare in allattamento, richiede un ragionamento molto più ampio in quanto non significa solo trasferire sostanze nocive attraverso il latte materno. Comporta, infatti, esporre il piccolo a fumo di seconda e terza mano. Si tratta del fumo passivo che si rileva nell’ambiente, ma anche delle sostanze nocive che, fumando, si depositano sugli abiti e sulla pelle. Non sempre viene data la giusta attenzione a questi fattori, spesso si pensa solo all’interazione fumo-latte materno.
Il grado di consapevolezza legato al fumo di terza mano risulta essere, a tutt’oggi ancora piuttosto basso e questo non favorisce di certo la corretta informazione e consapevolezza.
Fumo passivo di seconda e terza mano
Il fumo passivo di seconda mano consiste nella inalazione dei vapori appena emessi in presenza di fumo di sigaretta. Diverso è invece il fumo passivo di terza mano, meno noto ma altrettanto potenzialmente nocivo. Mentre il fumo di seconda mano viene assorbito attraverso la respirazione, quello di terza mano avviene attraverso l’ingestione o l’assorbimento attraverso la pelle delle sostanze depositate nell’ambiente e passate al piccolo attraverso contatti involontari.
Conoscenze e consapevolezza sul fumo di terza mano: uno studio osservazionale
Uno studio osservazionale pubblicato su Italian Journal Prevention, Diagnostic and Therapeutic Medicine spiega chiaramente quali sono i danni da fumo di terza mano. Quando si parla di questo tipo di esposizione si intende l’inalazione involontaria di sostanze cancerogene e di altri componenti nocivi, attraverso l’ambiente. Le sostanze emesse sono assorbite anche dagli arredi che le rilasciano lentamente. Pertanto l’esposizione al fumo passivo dura molto più a lungo rispetto a quando è stato esalato. I neonati e i bambini risultano essere maggiormente sottoposti ai rischi correlati al fumo di terza mano. Per questa ragione i piccoli non dovrebbero mai vivere in ambienti dove si fumi e chiunque prenda in braccio o si occupi di loro dopo aver fumato dovrebbe quanto meno lavarsi le mani.
Le sostanze nocive contenute nelle sigarette
Tutti gli studi condotti ad oggi concordano nello stabilire che il fumo di tabacco contiene circa 5.300 composti. Tra questi il più importante è la nicotina.
Sono, inoltre, contenute circa 70 sostanze che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro classifica carcinogeni di tipo 1, ovvero cancerogene per l’uomo.
Per dare un’idea di cosa contengono le sigarette, è bene sapere che al loro interno si trova perfino il cianuro. Nessuno assumerebbe cianuro consapevolmente, molti però non sanno che di assumerlo fumando.
Le sigarette elettroniche
Se si sceglie di fumare la sigaretta elettronica le cose non cambiano. Per quanto promosse come meno nocive, se contengono nicotina il problema persiste senza grosse variazioni. Inoltre, la ricerca sul fumo da sigaretta elettronica è in corso, pertanto non si conoscono a fondo i rischi connessi.
Si può fumare in allattamento?
Dopo avere visto cosa contiene il fumo di sigaretta, vediamo cosa comporta fumare in allattamento. La prima cosa da sapere è che le sostanze nocive contenute nelle sigarette giungono fino al tuo latte e da esso passano al tuo bambino.
Vi sono studi che dimostrano che la nicotina nel latte materno può ridurre l’appetito o l’attacco al seno in quanto varia il sapore del latte.
Anche la composizione del tuo latte varia se fumi. Si riducono infatti gli acidi grassi polinsaturi a lunga catena (PUFA), soprattutto Omega-3 e acido Docosaesaenoico (DHA), importante per lo sviluppo visivo e cerebrale del bambino. Anche lo iodio cala e questo non è un bene in quanto serve alla corretta formazione degli ormoni tiroidei del lattante. Infine, il latte risulta più povero di vitamine, in particolare di vitamina C e di fattori antiossidanti.
IMPORTANTE
Nuovi studi stanno facendo emergere conseguenze del fumo anche sulla quantità di latte prodotta e sulla durata dell’allattamento. Questo perché il fumo di tabacco e la nicotina sembrerebbero ridurre i livelli di prolattina, (ormone che stimola la produzione del latte). Contestualmente aumentano i livelli di somatostatina (ormone che riduce la produzione lattea) il che impatta sulla quantità del tuo latte.
E se uso cerotti o chewing-gum con nicotina?
Se stai utilizzando cerotti o chewing-gum con nicotina devi sapere che anche in questi casi la nicotina passa attraverso il tuo latte. Non passeranno le sostanze legate alla combustione del tabacco e della carta ma la nicotina continuerà ad arrivare al tuo bambino.
Quanto a lungo permane l’effetto di una sigaretta nel corpo materno?
Il picco di nicotina si raggiunge nel giro di pochi minuti. Il suo smaltimento, invece, avviene nel corso di molto più tempo. A distanza di un’ora e mezza dalla sigaretta si rileva metà della sua presenza nel latte materno. La scomparsa totale, però, si ha solo dopo 7,5 ore. E’ importante sapere che nel lattante i tempi di smaltimento della nicotina sono molto più lunghi. Il tempo di eliminazione è 3-4 volte maggiore rispetto a quello dell’adulto a causa dell’immaturità dei sistemi enzimatici deputati al suo smaltimento.
SIDS e fumo di sigaretta
Gli studi ci dicono che SIDS (sindrome della morte improvvisa in culla) e fumo sono correlati. Se l’allattamento al seno riduce la frequenza di nuovi casi di SIDS, questo effetto protettivo si riduce in caso di esposizione al fumo.
Se riprendo a fumare devo smettere di allattare?
E’ statisticamente provato che molte donne smettono di fumare in gravidanza per poi riprendere nel post partum. Si calcola che ciò avviene nel 50-60% dei casi. Spesso mi viene chiesto da queste mamme se devono smettere di allattare non potendo/riuscendo a rinunciare alla sigaretta.
Posto che smettere sarebbe la cosa migliore da farsi, comprendo che in certi casi non sia così facile da mettere in pratica.
IMPORTANTE
Per quanto fumare in allattamento comporti le conseguenze e i rischi fino a qui evidenziati, se l’alternativa deve essere la rinuncia ad allattare per poter riprendere a fumare, vale la pena fare un altro tipo di ragionamento. I benefici dell’allattamento al seno sono tali che rinunciarvi non ha senso laddove la contropartita è riprendere a fumare. Qualora la dipendenza da nicotina sia un ostacolo insormontabile posso ridurre al minimo il numero di sigarette attuando una serie di altri accorgimenti. In primo luogo fumare dopo la poppata in modo da dare all’organismo il tempo di smaltire la nicotina prima della poppata successiva. In secondo luogo cambiare gli abiti, lavare mani e viso prima di allattare e non fumare mai in prossimità del piccolo e negli ambienti dove lui vive.
Ricorda, infine, che più aumenta il numero di sigarette fumate, più tempo serve per smaltire la nicotina.
Uno studio italiano
Uno studio condotto nel 2010 da UOS Medicina preventiva dell’età evolutiva, Dipartimento Materno Infantile, ASL Rieti guidato da Margherita Sbarbati offre uno spaccato del problema. La ricerca riguarda gli effetti favorevoli dell’allattamento al seno sull’abitudine al fumo delle madri nella provincia di Rieti pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità.
L’indagine riguardava l’esclusività e la durata dell’allattamento al seno nel territorio coinvolto. Si osservarono, tra gli altri, i cambiamenti del comportamento rispetto all’abitudine al fumo delle madri nei primi mesi del post partum.
I risultati
- Al 3° mese di vita del piccolo il 62,9% delle donne fumatrici prima della gravidanza hanno smesso di fumare.
- La prevalenza di donne fumatrici scende al 14,5%
- Molto diversi sono i tassi tra le madri che allattano e quelle che non allattano (9,2% vs 25%).
- Al 5° mese fuma il 15,5% delle madri – l’8,9% tra quelle che allattano – il 22,6% tra quelle che non allattano.
Considerazioni legate a questo studio
Nell’analizzare i dati emersi dallo studio si conferma come la gravidanza sia associata a un alto tasso di cessazione dal fumo. Tale cessazione è inferiore nelle donne che hanno già avuto figli, ma molto più alta tre le donne che allattano al seno.
Le ricadute nel postpartum possono interessare fino all’85% delle madri e ciò spesso avviene entro 2-8 settimane dalla nascita del figlio.
Infine risulta evidente che le fumatrici presentano un rischio raddoppiato di interrompere l’allattamento al seno nelle 10 settimane successive al parto.
Si può fumare in allattamento? Le conclusioni
- Il fumo è dannoso sempre, indipendentemente dall’allattamento. Esso contiene oltre 5.300 composti, inclusa la nicotina e circa 70 sostanze classificate come cancerogene per l’uomo.
- Anche le sigarette elettroniche, se contengono nicotina, presentano rischi simili al fumo tradizionale.
- Le sostanze nocive delle sigarette raggiungono il latte materno, influenzando il suo contenuto.
- La nicotina nel latte può ridurre l’appetito del neonato e alterare la composizione del latte, compromettendo lo sviluppo del bambino.
- Il fumo riduce la quantità di latte prodotta e la durata dell’allattamento.
- Il picco di nicotina nel latte materno si verifica rapidamente, ma il suo smaltimento è molto più lento, con la presenza residua che dura diverse ore.
- Fumare durante l’allattamento espone il bambino al fumo passivo e alle sostanze nocive residue che si depositano su abiti e pelle.
- La sindrome della morte improvvisa in culla (SIDS) è correlata al fumo, riducendo l’effetto protettivo dell’allattamento al seno.
- Le fumatrici hanno un rischio aumentato di interrompere l’allattamento al seno, sottolineando l’importanza di affrontare con attenzione la decisione di fumare durante l’allattamento.
- Per un ulteriore approfondimento è possibile consultare questo video all’interno del mio canale YouTube
Corso consigliato:
![](https://unimamma.it/wp-content/uploads/2023/07/2.webp)
Corso
Prepararsi all'Allattamento a 360°
Un corso ultra completo, per iniziare l'allattamento nel modo migliore fin dalla gravidanza.